"Quanto c’è da pagare e a chi?" Non c’è sorpresa nella voce degli imprenditori, solo l’interesse spiccio di capire a quanto ammonta la tangente da versare per ottenere quel lavoro. Non si parla di maxi appalti, non gare da far strabuzzare gli occhi, ma di un meccanismo consolidato che ha governato per anni l’affidamento dei lavori pubblici come il rifacimento delle strade, gli interventi nei cimiteri, nelle scuole e poi quelli indetti in somma urgenza (poi risultata insussistente) per la riduzione degli smottamenti. Il terremoto dell’indagine "Coffee break", che ha portato ad all’esecuzione, lunedì, di 19 misure cautelari (otto in carcere, tre ai domiciliari con il braccialetto elettronico e altri otto all’obbligo di dimora), ha scosso i tra gli imprenditori delle aziende edili e i due funzionari dei Comuni, Lorenzo Lenzi, 51 anni, all’epoca dei fatti responsabile dell’area tecnica del comune di Uzzano, e Luciano Bianchi, 65 anni, allora responsabile dell’area opere pubbliche e protezione civile di Pescia, che sono finiti in carcere, insieme ad altre cinque persone, tra imprenditori e tecnici di varie province: Giuseppe Arascio e Valter Bianucci (residenti ad Altopascio), Luca Marchi (residente a Montecarlo di Lucca), Roberto Rastelli (residente a Massa e Cozzile) e Santo Savasta (residente a Pistoia).
Un giro di affari che che avrebbe coinvolto decine di persone, soprattutto imprenditori edili. Sono 42 in tutto gli indagati di varie province toscane. Fra questi anche Daniele Biagioni, 46 anni, nato a Fivizzano e residene a Municciano, in provincia di Lucca, e Werther Cacciatori, 45 anni, di Carrara. Per Matteo Guerrieri, 40 anni, nato a La Spezia e residente a Podenzana, è scattata anche la misura cautelare dell’obbligo di dimora. Le accuse vanno dalla corruzione e istigazione alla corruzione, alla turbativa d’asta, concussione e falso ideologico. Le imprese che beneficiavano degli accordi, come riferito dagli inquirenti, sono: la Costruire Srl, Coesco srl, Esmoter Costruzioni srl, Euroedil snc, General Works e la Diddi Dino e figli. Sono stati disposti sequestri preventivi per 202mila euro, e durante le perquisizioni domiciliari, nella cassaforte di uno degli indagati, sono stati trovati 266mila euro in contanti.
L’indagine ha richiesto due anni di lavoro, come ha spiegato il procuratore capo di Pistoia, Tommaso Coletta, che ne ha illustrato i dettagli, ieri mattina in questura, insieme al dirigente della Squadra Mobile, Gian Fabrizio Moschini, l’allora capo della Mobile Antonio Fusco e i sostituti procuratori Leonardo De Gaudio e Luisa Serranti. Sotto la lente degli inquirenti gli appalti per opere pubbliche nei comuni di Uzzano e di Pescia, nel periodo dal 2014 al 2020, ma si ipotizza che il sistema criminoso andasse avanti anche da prima.
Ma come funzionava questo sistema? Attraverso aziende compiacenti, che negli appalti sotto soglia venivano invitate a partecipare alle assegnazioni ma poi non presentavano offerte, mentre negli appalti sopra la soglia le imprese presentavano le offerte ma si accordavano per favorire quella che avrebbe poi avuto l’appalto. Le tangenti andavano dal 3 al 5 per cento dell’importo e gli imprenditori rientravano delle somme versate nel tempo, attraverso l’approvazione successiva di varianti ai progetti che incrementavano il valore degli incarichi. E così a lavorare erano quasi sempre le stesse imprese, in violazione del principio di rotazione, ma nessuno si lamentava, perché evidentemente il sistema premiava.
Martina Vacca