La denuncia di Legambiente: "Assindustria evoca il far west"

Gli ambientalisti contestano la posizione espressa da Erich Lucchetti

Erich Lucchetti

Erich Lucchetti

Carrara, 12 febbraio 2019 - «Cava Amministrazione: Assindustria evoca il far west». A parlare è Legambiente, in merito alla lettera inviata da Assindustria dove parla della cava, temporaneamente ferma per aver presentato documentazione incompleta, «come vittima – scrivono gli ambientalisti – della burocrazia. Abbiamo ricordato che in realtà, trattandosi di una cava di detriti, essa dovrebbe essere chiusa definitivamente, dal momento che viola il Piano regionale delle attività estrattive, la legge regionale 35 e il regolamento sugli agri marmiferi. La lettera di Assindustria è una difesa d’ufficio, omissiva e fuorviante, della cava. Ammette la bassa percentuale di blocchi estratti rispetto ai detriti, ma omette di inquadrare il dato come una violazione di legge, che non consentirebbe il rilascio dell’autorizzazione. Pertanto può così derubricare il fermo temporaneo, ridicolizzandolo, a banali logiche burocratiche, sorrette da sterili e pericolose posizioni ideologiche. Assindustria, eludendo la questione dell’illegalità, può così presentare il fermo temporaneo come un puro gesto punitivo contro le imprese che, in quanto tale, è pericolosamente estendibile a tutte le cave. Da qui, il passaggio, facile, alla retorica domanda: «le cave vanno chiuse o no?» con l’implicita alternativa secca: sì o no. Per Assindustria la legge regionale e comunale che stabiliscono le condizioni alle quali può essere esercitata l’attività estrattiva sono dunque inutili orpelli: o si chiudono tutte le cave o si lascia loro mano libera, senza regolamentazione».

«Esalta – proseguono –poi lo sviluppo dell’industria delle ‘materie oggi definite di scarto’, industria sicuramente valida per i veri scarti, non certo per giustificare le cave di detriti. Ciò è retoricamente funzionale all’artificio di appellarsi al buonsenso, per sostenere che occorre ‘tener conto delle peculiarità di ogni cava’ e per respingere ‘unità di misura più vicine a logiche burocratiche che non alla reale situazione delle lavorazioni in cava’, dove le logiche burocratiche sarebbero i requisiti di legge per autorizzare le cave (almeno il 25 per cento dell’escavato, che passerà al 30 col piano regionale cave). In altre parole, suggerisce Assindustria, se la cava Amministrazione (non a caso in mano all’Omya) produce solo il 9 per cento di blocchi, perché non dovremmo autorizzarla rispettando la sua peculiarità? Assindustria, purtroppo, sembra ancora legata a posizioni riassumibili nella massima ‘ridateci il Far West’. Ma pensa – concludono – davvero che i carrarini abbiano ancora l’anello al naso e si lascino raggirare da una retorica patetica?».