"La culla di piante carnivore e gamberi di fiume"

Il naturalista Almo Farina analizza la fauna dei torrenti di montagna, mettendo in evidenza aneddoti e curiosità

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Nonostante l’ambiente in cui viviamo sia sempre di più antropizzato in Lunigiana esistono ancora aree dove trovare crostacei e piante molto rare. E’ il caso del gambero di fiume o d’acqua dolce (Austropotamobius pallipes) che, un tempo, caratterizzava pressochè tutti i corsi d’acqua e i torrenti montani dell’Appennino. "Poi la specie è stata sterminata soprattutto con l’inquinamento delle acque - spiega il professor Almo Farina, docente onorario di Ecologia delle Complessità all’università di Urbino - causato da immissioni di scarichi urbani e simili che l’hanno portato quasi all’estinzione". Questo tipo di crostaceo arriva a misurare 12 centimetri, è considerato dagli esperti come una specie chiave nell’ecosistema delle acque dolci, che contribuisce con la propria presenza a tenere pulite. "Sì - aggiunge il naturalista - la sua presenza è un importante indicatore della qualità dell’acqua dove il gambero di fiume vive". L’habitat ideale dell’Austropotamobius sono torrenti e specchi d’acqua caratterizzati da vegetazione arbustiva e da alberi lungo le rive, una vegetazione che svolge un importante ruolo nel ciclo vitale della specie contrastando l’evaporazione e il riscaldamento dell’acqua nella canicola estiva, garantendo una fonte di cibo grazie alle foglie sul fondale. In Lunigiana i gamberi d’acqua dolce "si trovano in certi torrenti nel pontremolese e in alcuni di montagna nel Comune di Fivizzano, ma soprattutto la presenza - spiega Farina - da sempre caratterizza il lago Padule, uno dei numerosi laghi invisibili dell’Appennino nel territorio di Fivizzano, uno specchio d’acqua purissima contornato da un bosco silenzioso che crea una splendida coreografia dell’ambiente e che si trova a pochi chilometri dal bellissimo borgo di Sassalbo. Una caratteristica ulteriore del Lago Padule, è data dalla presenza della Pinguicola, una pianta carnivora presente nell’areale la quale,provvista di foglie collose, attira, cattura e digerisce gli insetti che malauguratamente vi si posano sopra. E questo è solo una parte degli esempi di biodiversità esistenti nella nostra Lunigiana".

Roberto Oligeri