La crisi del lavoro / "Perché scioperiamo? Per restare in vita"

Massa, parla un ex operaio della Sanac

Andrea Bordigoni

Andrea Bordigoni

Massa, 22 luglio 2021 - «Lottiamo per tenere la fabbrica sempre viva, accesa. Anche nel periodo del Covid abbiamo fatto di tutto per non farla fermare del tutto perché sappiamo che ripartire sarebbe molto difficile. Abbiamo paura che una volta chiusa non la riapra più nessuno».

Andrea Bordigoni è un operaio della Sanac di Massa. Qui dentro in pratica è cresciuto, è diventato uomo e padre di famiglia. Ha messo su casa, ha preso un mutuo. È entrato che aveva 21 anni e solo a dicembre ne compirà 43. Ha vissuto il periodo di ricchezza e potere di un gruppo che era un’eccellenza italiana nel mondo, ma ne ha visto anche il declino che è diventato quasi un imbuto senza via di uscita negli ultimi anni. L’ultimo spiraglio resta quello di una vendita ad Acciaierie d’Italia, il colosso nato dalla fusione di Arcelor Mittal con il contributo dello Stato tramite Invitalia. Lo stesso che ora sta cercando di risollevare le sorti dell’ex Ilva di Taranto.

«Un futuro senza Sanac lo vedrei molto triste. A Massa sono scomparse tante fabbriche. Dobbiamo lottare per tenerla in vita. Per questo scioperiamo: non per chiudere la fabbrica ma per tenerla viva. Dentro Sanac ci sono tante famiglie».

Com’era Sanac quando è stato assunto?  «Lavorava per tutto il mondo, esportava refrattari per l’Ilva ma anche per tante acciaierie. Il potenziale era enorme. Oggi, soprattutto a causa di quasi 9 anni di amministrazione straordinaria, è cambiata. Ci sono circa 50 lavoratori in meno rispetto a quando sono entrato»  Che azienda è oggi?  «L’amministrazione straordinaria non può fare investimenti. Deve traghettare fino alla vendita. Il lavoro è ripreso solo nell’ultimo anno ma rispetto al passato è molto ridotto. I grandi investimenti per essere competitivi sul mercato non si fanno più. Ci sono macchinari dei primi anni ’80 che avrebbero bisogno di andare in pensione anche loro»  Che cosa è mancato?  «L’errore più grande è stato separare la vendita di Sanac da quella dell’Ilva altrimenti ora faremmo già parte di Acciaierie d’Italia»