La battaglia del marmo. Imprenditori convinti:: "Cave, senza lavoro non esiste futuro"

Cosmave risponde alle critiche ambientaliste dopo la manifestazione a Carrara "Turismo: cosa sarebbero le città culturali senza il nostro marmo?".

La battaglia del marmo. Imprenditori convinti:: "Cave, senza lavoro non esiste futuro"

La battaglia del marmo. Imprenditori convinti:: "Cave, senza lavoro non esiste futuro"

Il marmo delle Apuane è un’icona del nostro Paese. Da oltre 2000 anni si estrae in quest’area, nota in tutto il mondo come bacino di marmi unici. In questo momento di dibattito, dopo la manifestazione nazionale di sabato con il Cai e le associazioni ambientaliste a Carrara, sulla presunta occupazione industriale della montagna, il consorzio Cosmave non può esimersi dal riferire alcuni punti fermi: "La convivenza pacifica tra l’ambiente e le cave è sempre esistita, da secoli. Parlare adesso di devastazione delle montagne su larga scala non è esatto e non corrisponde alla realtà dei fatti: il paesaggio di cava è un tratto caratteristico delle Alpi Apuane. Ricordiamo che l’estrazione all’interno del Parco delle Apuane è possibile soltanto nei confini del perimetro delle aree contigue di cava, che rappresentano al momento il 3.26 per cento della superficie totale dell’area parco; all’interno di queste Acc, l’effettiva estensione delle cave è una modesta porzione di questa già minima percentuale indicata".

"Le escursioni in montagna sono – prosegue il consorzio – una delle meraviglie di cui possono godere appassionati e turisti che, soprattutto nella bella stagione, amano popolare sentieri e vie di arroccamento delle Apuane; è doveroso ricordare che, direttamente o indirettamente, spesso sono le popolazioni dei piccoli borghi dell’entroterra che provvedono alla sicurezza ed alla manutenzione di questi sentieri. Ne sono i veri custodi. Queste comunità, che vivono la montagna tutto l’anno - non soltanto nei fine settimana - hanno nell’escavazione, e nelle attività dell’indotto, la fonte principale di impiego".

Cosmave prosegue: "I sindaci eletti per amministrare i comuni delle zone estrattive devono far quadrare i bilanci: le entrate ricavate dalla tassa marmo applicata alle quantità estratte sono fondamentali per la gestione corrente. Sempre rispettando le norme vigenti, le amministrazioni locali non tengono posizioni oltranziste che andrebbero a discapito della tenuta del tessuto sociale locale, e bene fanno a tutelare le attività che sostengono l’occupazione, anche in materia di usi civici".

"Qualcuno parla di profitti nelle mani di pochi – prosegue – e di costi per molti, di ricadute limitate per il territorio, di tassi di disoccupazione elevati. La realtà degli utili è ben diversa (eccezioni a parte) in particolare per quelle società che nella filiera verticale trovano la propria ragione d’essere. Senza i materiali estratti localmente il nostro distretto non sarebbe concorrenziale, progressivamente perderemmo opportunità di impiego, già oggi limitate; ci dicono che rispondiamo con il tema occupazionale come fosse un ricatto, ma senza cave al monte non può esserci trasformazione al piano, con conseguenze disastrose".

"Infine una provocazione: cosa sarebbero le nostre città d’arte senza i marmi delle Alpi Apuane? E che ne sarebbe di quei turisti che affollano le piazze di Lucca, Siena, Firenze, per non parlare di Roma, turisti che stanno in coda per ammirare chiese, musei, e palazzi storici che sono simbolo delle nostre città, uniche nel mondo, turisti che amano la nostra arte, tale grazie anche ai nostri marmi ed alle nostre pietre? Provate a pensare al David di Michelangelo o al Duomo di Firenze senza i marmi dell’Altissimo oppure alla Torre di Pisa senza i marmi delle Apuane. Provate".