"Io ti cercherò", dalla fiction il romanzo

Massimo Bavastro spiega come è nato il libro dopo le 4 puntate su Raiuno: "L’esigenza di raccontare la profondità dei personaggi"

Migration

di Cristina Lorenzi

La storia di Valerio e di Ettore non poteva finire con la fine dell’inchiesta. Risolto il giallo, i personaggi si sono prepotentemente proposti ad autori e produttori tanto da finire in un romanzo vero e proprio. Così dopo il successo su Raiuno della fiction "Io ti cercherò", interpretata da un Alessandro Gassmann (nella foto) Longanesi ha proposto a uno degli sceneggiatori, il nostro Massimo Bavastro, di tradurre in un volume la poesia del piccolo schermo. Un passaggio inverso che mette nero su bianco le mille potenzialità del personaggio di Valerio, un poliziotto sgangherato la cui rinascita nel mondo degli affetti e dei valori, dopo una sorta di congelamento che lo ha allontanato troppo dal mondo, scaturisce proprio dalla morte dell’unico figlio ucciso in strane circostanze. "Non era la solita storia replicabile all’infinito di preti o suore che risolvono gialli, c’era molto di più. E c’era ancora molto da dire su di loro. Questa è stata l’esigenza principale legata alla scrittura del libro, alla proposta che Longanesi mi ha fatto di scrivere il romanzo della serie" spiega Bavastro che dopo il successo televisivo si gode adesso quello letterario. "La serie “Io ti cercherò” è una felicissima “versione” della sceneggiatura. Allo stesso modo, il romanzo non è la “messa in prosa” della sceneggiatura, ma è la mia personale versione di quel racconto. Muovendomi dentro la struttura di un noir dal meccanismo a orologeria, ho potuto concentrarmi sulla descrizione delle atmosfere e dei personaggi: per provare a stanarli nella loro nudità, nella loro verità più profonda. Perché è questo, sempre, che più di tutto mi interessa: scavare nell’animo umano, scandagliarne le sfumature".

E così accanto all’architettura del noir emerge il carattere a tinte fosche di Valerio, un amore ibernato male con Sara, un rapporto contrastato con un figlio al quale c’erano ancora tante cose da dire. Un racconto fatto di silenzi, di quella lista di cose non dette che pesano come macigni e che spingono il protagonista alla ricerca della verità. Emerge prepotente la ricerca sulla paternità, quella parte di vita non vissuta o vissuta male che solo la morte riuscirà a riabilitare. E sulla paternità Bavastro non fa sconti: suo il libro "Il bambino promesso" dove già anni fa scandagliò il delicato mestiere di essere padre.

"Avevo scritto la sceneggiatura con Leonardo Fasoli, Maddalena Ravagli e Monica Rametta, – racconta l’autore – con il desiderio di scandagliare il tema dei rapporti tra genitori e figli: una ferita aperta, ma anche un’ineguagliabile occasione di crescita".