"Basta morire alle cave. E gli operai terrorizzati non denunciano i fatti"

Sindacalisti furenti: bisogna cambiare registro

Volti segnati dalla disperazione dopo la tragedia avvenuta a Fantiscritti che è costata la vita ad un uomo di 58 anni originario di Viterbo travolto e ucciso da una pala meccanica in un piazzale

Volti segnati dalla disperazione dopo la tragedia avvenuta a Fantiscritti che è costata la vita ad un uomo di 58 anni originario di Viterbo travolto e ucciso da una pala meccanica in un piazzale

Carrara, 13 maggio 2018 - Martedì l’intera provincia si fermerà. Cgil, Cisl e Uil hanno dichiarato lo sciopero generale di 8 ore come risposta alla morte in cava di Luciano Pampana. L’operaio 58enne originario di Viterbo ha perso la vita venerdì mattina, schiacciato da una pala escavatrice mentre stava lavorando nella cava 76 «Fiordichiara B» nel bacino di Fantiscritti. Solo due giorni prima, a Gioia, si era verificato un altro incidente in cava. In quel caso il lavoratore se l’è cavato con solo qualche ferita e una prognosi di circa una settimana. In risposta a tutta questa situazione i sindacati confederali hanno deciso di ricorrere alla mobilitazione e hanno convocato una grande manifestazione che partirà martedì alle 9,30 da piazza d’Armi. «Non si può assistere ancora a tragedie come questa, non è la fatalità ma ancora il mancato rispetto delle più elementari norme di sicurezza – dicono i tre sindacati –. Le cave che non rispettano e non fanno rispettare le norme sulla sicurezza devono essere fermate. Serve il rispetto della legalità, anche in relazione alla correttezza delle procedure amministrative, il nostro compito è quello di combattere lo sfruttamento e la negazione dei diritti dei lavoratori».

«A 58 anni non si può essere ancora a lavorare in cava – commenta amaro Francesco Fulignani della Feneal Uil –. Ben venga qualsiasi nuovo governo purché ci tolga la legge Fornero. La misura ormai è davvero colma, ogni giorno è come andare in guerra, per questo per martedì abbiamo deciso di indire lo sciopero generale e non della sola categoria, perché ormai non siamo più tranquilli, non si può continuare così». Il sindacalista si concentra poi sui problemi che riguardano l’intero settore del lapideo, tanto al monte quanto al piano. «Negli ultimi anni si è detto e fatto tanto per aumentare la sicurezza di chi lavora nel marmo – dice Fulignani –, ma non è sufficiente. Ancora oggi ci sono realtà in cui i lavoratori vivono con la continua paura di perdere il proprio posto se fanno, o dicono, qualcosa di innopportuno. Per questo credo che sarebbe un bel segnale che fossero gli imprenditori virtuosi a farsi avanti e garantire di farsi carico dei quei lavoratori che vengono lasciati a casa magari solo perché hanno avuto il coraggio di denunciare la mancanza di sicurezza».

Il segretario provinciale della Cisl Andrea Figaia torna invece a proprorre l’idea di una sorta di patente a punti’ per chi coltiva le cave. «La ripresa della escavazione a pieno regime, dopo il periodo delle pioggie e del ghiaccio, sconta la presenza di una forza lavoro che sta invecchiando sempre più e la presenza di macchinari sempre più veloci, tecnologici ed autonomi dall’operatore umano – sottolinea il segretario provinciale della Cisl Andrea Figaia –. Il discrimine sulla assunzione non deve essere il mercato ma sempre più la sicurezza. Le lavorazioni in galleria aumentano sempre più anche per i limiti di escavazione in altezza imposti dal Parco, a seguito delle normative generali. In questo contesto la task force regionale sta burocratizzando le procedure, impone sanzioni, imposta protocolli ma alla prima verifica vera gli incidenti si verificano quasi quotidianamente perché non è possibile incidere con questa metodica: occorre invece anche formazione continua, presenza di responsabili della produzione e della sicurezza per ogni cava e non solo di bacino, assunzioni di forza lavoro da ringiovanire, procedure in galleria verificate a vista, senza autonomia di un singolo in presenza di intoppi, con la fretta, occorre che le concessioni siano rilasciate o prorogate in presenza di imprese con requisiti giuridici e patrimoniali adatti, occorrono garanzie di lavorazioni del marmo in filiera operate nel distretto locale, valutando ipotesi di contingentamento, anno per anno, cava per cava, caso per caso».