Strage a Carrara, chi erano le vittime. Le vite spezzate di Irene, Marco, Oliver e Thomas

Lui cercava lavoro, lei amava gli animali, la danza e l'arrampicata. E i due inglesi erano in trasferta di lavoro al Nuovo Pignone

Irene Bellulovich e Marco Crea

Irene Bellulovich e Marco Crea

Carrara, 22 aprile 2018 – Irene e Marco, vent’anni e una vita piena di gioia, risate e, soprattutto, di pagine ancora da scrivere. Venerdì sera doveva essere una serata come tante altre, prima assieme ad altri amici a una festa di compleanno e poi un passo al pub, infine, prima di tornare a casa, un passaggio ad altri due ragazzi, più grandi di qualche anno e appena conosciuti: Oliver e Thomas. Le loro vite si sono però inesorabilmente fermate su quella maledetta curva in fondo a viale Da Verrazzano, pochi tremendi attimi che hanno cancellato un futuro pieno di promesse e di speranze. L'unico a salvarsi è Stefano Bozzini, 19 anni, residente a Luni (La Spezia). E' uscito dallo schianto praticamente illeso.

La notizia della loro tragica fine si è presto sparsa per tutta la città, rimbalzando tra gli smartphone, le piazze, i bar e gli uffici. All’ora di colazione erano in tanti già a sapere cosa fosse successo e quale fosse il lugubre significato dei lampeggianti sul lungomare. Le salme già ieri mattina sono state portate all’obitorio di Monterosso e qui fino a tarda sera è stato un continuo e mesto pellegrinaggio. Piccoli gruppi di amici dei ragazzi sono passati per un breve saluto, per stringersi tra di loro e provare ad andare avanti tutti assieme. Terribile è stato poi quanto è toccato ai parenti delle giovani vittime che, accompagnati, dalle forze dell’ordine, hanno dovuto riconoscere le salme.

Seppure così giovani, Irene e Marco erano molto conosciuti in città, così come le loro famiglie. Marco Crea aveva 22 anni e viveva con la madre e il fratello ad Avenza. Aveva frequentato l’Itis Galilei e ora era in cerca di un’occupazione stabile. Come ogni ragazzo della sua età aveva molti amici con i quali amava passare il proprio tempo libero. La madre, Maria Paola Ambrosini, è operatrice sanitaria per una cooperativa che lavora alla casa di riposo Regina Elena e alle scorse elezioni si era candidata nella lista «La Comune» che sosteneva Ilaria Paladini. Proprio per ricordare Marco ieri il direttore della Rsa, Ermanno Biselli, ha scritto un lungo messaggio sulla propria pagina Facebook. "A nome del consiglio di amministrazione e della direzione – ha detto Biselli – partecipiamo al dolore delle famiglie e, in particolare, a quello della nostra operatrice. Ci uniamo nell’affetto e nella preghiera perché l’immenso dolore possa essere affrontato con la fede e la speranza, l’affetto e la solidarietà di tutti".

Erano in tanti a conoscere e a volere bene anche a Irene Bellulovich. 19 anni, la sua famiglia e in particolare sua madre Elena Figaia. Irene veniva descritta come una ragazza estremamente solare e piena di vita e di interessi. Irene frequentava la scuola del marmo e si dedicava a tante passioni. Praticava arrampicata e danza sulle funi e tessuti e spesso passava i pomeriggi alla Padula per coltivare queste sue passioni. Aveva una gran voglia di vivere e una spiccata sensibilità: era antifascista, animalista e ambientalista. «Postava» spesso sul suo profilo i contenuti contro i maltrattamenti degli animali, contro lo sfruttamento selvaggio delle cave e, soprattutto, contro il razzismo.

I DUE INGLESI - In Italia la speranza del futuro. I due giovani inglesi, due tecnici assunti al Nuovo Pignone, hanno lasciato sul selciato di viale Zaccagna tutto il loro futuro. Lì è finito l’entusiasmo per una brillante carriera in una delle più importanti multinazionali. Così Oliver Kemp, 35 anni, e il collega Thomas Haycock 29, hanno detto addio alla vita. Una serata trascorsa in un pub, dopo una settimana di duro lavoro. Lì hanno conosciuto i ragazzi italiani: aperti ed espansivi come soltanto i nostri connazionali sanno esserlo. Quella simpatia che tanto piace agli stranieri. Il feeling è stato immediato tanto che dopo due chiacchiere al Johnny Fox, i carraresi si sono offerti di accompagnare i due anglosassoni all’Hotel Excelsior che li ospitava per la trasferta al Nuovo Pignone. Nessuno poteva prevedere che quel passaggio offerto con tanta gentilezza sarebbe stato fatale per tutti.