Il ritorno di don Massimo Ieri il coma, oggi la Messa

Il vice parroco della chiesa dei Quercioli racconta i suoi 50 giorni di calvario. Prima il lungo ricovero al Noa, poi il periodo di riabilitazione alla Don Gnocchi

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di Stefano Guidoni

"Sono pronto per celebrare nuovamente la Messa e lo farò in occasione del trigesimo di mio padre". Ricomincia a progettare i giorni futuri dopo aver lottato contro il Covid 19, tra la vita e la morte per tre interminabili settimane, don Massimo Nocchi, vice parroco della chiesa di Maria Santissima ausiliatrice dei Quercioli. Si muove ancora sulla sedia a rotelle dopo un periodo di riabilitazione al Centro Santa Maria alla pineta Fondazione don Carlo Gnocchi, seguito al ricovero in terapia intensiva al NOa. Ma il vice parroco non ha dubbi: "Lunedì sarò all’altare con il parroco don Mario Amadi, per la celebrazione eucaristica con cui ricorderemo mio padre, scomparso un mese fa".

L’ultima volta di don Massimo ai Quercioli è stato per il funerale dell’anziano genitore, quando ha presenziato in carrozzina alle esequie con il cuore spezzato per la grave perdita, avvenuta a poco più di un anno di distanza da quella, altrettanto dolorosa, della madre Manrica. Oggi racconta che "in quell’occasione, quando ho assistito in religioso silenzio al rito funebre, elaborando il lutto subito, ho capito di essere un miracolato. Ho ripensato a qualche giorno prima, quando ancora le mie condizioni apparivano critiche e sembrava che non ci fosse più niente da fare".

"E’ grazie ai medici di rianimazione e del reparto Covid – spiega ora risollevato il sacerdote – alle preghiere dei confratelli, dei parrocchiani e degli amici, ma soprattutto alla Fede, se ho superato quel tunnel buio e doloroso da cui molti purtroppo non sono riusciti a venire fuori". Ricoverato a fine marzo, quando febbricitante è stato trasportato d’urgenza in via Mattei, complici i problemi di salute pregressi causati da una forma d’asma e apnea, le sue condizioni sono improvvisamente peggiorate, tanto da indurlo al coma farmacologico.

Cinquanta giorni la durata di un calvario che ha segnato per sempre la sua vita e quella della sorella Elena, che se da una parte ha ritrovato il fratello, dall’altra ha perso per sempre il padre. "Tanti coloro che appena dimesso mi hanno manifestato vicinanza ed espresso cordoglio – racconta don Nocchi – a partire da don Amadi e dai sacerdoti della diocesi, proseguendo con gli amici dell’associazione “Falco Bianco“, di cui sono padre spirituale, fino a diversi vescovi incontrati lungo il cammino sacerdotale".

Per il momento, viste le condizioni di salute non ancora ottimali e le cure a cui si sta sottoponendo, appare prematuro pensare ad un ritorno alla vita sacerdotale nelle vesti di vice parroco ma don Nocchi assicura che "non appena starò bene, voglio ritornare a fare quello che facevo, a meno che qualcosa non me lo impedisca. Ogni decisione – conclude – verrà assunta di comune accordo con il nostro amministratore apostolico, monsignor Gianni Ambrosio e col parroco dei Quercioli".