Il mondo del marmo dopo la ripartenza, tra nuove pratiche e limitazioni

Coronavirus, com'è cambiata la vita al monte

Erich Lucchetti

Erich Lucchetti

Carrara, 8 maggio 2020 - Al monte con mezzi propri, pranzo al sacco, gruppi di lavoratori al minimo, distanza in tutte le operazioni in cava. Così è ripartita la fase 2 del marmo. Erich Lucchetti, in un’intervista illustra le disposizioni per il ritorno al lavoro.

Il problema di raggiungere il monte con le jeep in comune, come è stato risolto?

«Gli spostamenti vengono effettuati in modo che vi sia sempre la distanza di sicurezza all’interno del veicolo. Così o il lavoratore arriva da solo col proprio mezzo, o si usano i mezzi aziendali con posti ridotti. Una jeep da 5 posti può viaggiare con due persone una alla guida e l’altra seduta di dietro. U mezzo da sette posti ne ha occupati 3 compreso il guidatore e uno da nove posti porta 4 persone».

Per quanto riguarda la mensa?

«Il servizio è stato sospeso e sostituito con pasti da asporto da consumarsi a distanza di sicurezza. Abbiamo introdotto la «buon’ora», cioè l’ingresso anticipato alle 6 di mattina così che alle 14 il lavoratore sia a casa per pranzo».

Quali altre misure avete dovuto prendere?

«Forniamo quotidianamente a tutti i dipendenti gli strumenti di sicurezza aggiuntivi a quelli tradizionali, mascherine, visiere, guanti, gel disinfettanti. Non facciamo lavorare persone diverse sugli stessi mezzi o macchinari, ognuno ne usa uno e finito il suo turno avvia la sanificazione. Mezzi e locali sono puliti con i detergenti specifici indicati dai nostri medici ogni giorno e più volte al giorno. A questo si aggiunge la sanificazione periodica certificata di tutti i luoghi e di tutti gli strumenti e i mezzi. In cava oltre all’ingresso anticipato non sono mutati i turni, ma i metodi di lavoro. Per garantire il divieto di assembramento abbiamo predisposto nuovi metodi di lavoro che prevedono la presenza nello stesso tempo e nel medesimo luogo di pochissime persone. In pratica oggi si lavora a squadre di tre persone, che diventano unità autonome e indipendenti e che quindi non hanno alcun contatto con le altre squadre. Si tratta di gruppi di tre addetti che lavorano nello stesso luogo, si vestono e spogliano assieme. In questa maniera se uno risultasse positivo saremmo in grado subito di isolarlo e avremmo nello stesso tempo la garanzia che quella persona positiva non è entrata in contatto con nessun altra persona al di fuori dei suoi due colleghi di lavoro della sua squadra».

Siete operativi al massimo o nei prossimi giorni ci saranno altre aperture?

«Siamo ripartiti dopo quasi due mesi di blocco, e sono ripartite solo le aziende che hanno predisposto le misure anti-contagio, quindi il settore non è ancora a pieno regime. Tanto più che la nostra offerta e quindi i livelli di produzione sono molto legati al livello della domanda e in questo momento la domanda interna è ovviamente assai rallentata dato che tutto il Paese è rimasto fermo. Pensiamo solo a quanto pesi per noi l’edilizia che è ripartita e solo parzialmente dal 4 maggio. A questo si aggiunge anche il calo dell’export che ci penalizza fortemente visto che gran parte dei nostri prodotti è venduto fuori dall’Italia. Ci sono mercati ancora fermi e altri in cui abbiamo subito la concorrenza di altri produttori che non si sono mai fermati a cominciare dalla pietra artificiale. Diciamo che ora stiamo lavorando per il magazzino con l’obiettivo di tornare al più presto a livelli di fatturato accettabili. Ma è evidente davanti non abbiamo a una gara di velocità sui 100 metri, ma piuttosto a una maratona».