Il grido degli operai: "Sanac non va chiusa"

Pronti per una manifestazione di protesta sabato 10 in centro a Massa. Al lavoro solo in venti su 80 e da lunedì produzione ferma

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di Alessandro Salvetti

Tenere alta l’attenzione della politica perché tutto non si concluda con un ennesimo nulla di fatto. Gli operai della Sanac non si arrendono e continuano a credere nel futuro con forza, cercando di far sentire la propria voce attraverso una manifestazione per il lavoro in programma sabato prossimo, 10 dicembre alle 10, con partenza dalla piazza del Tribunale e destinazione piazza Mercurio, dove alle 12 avrà luogo il comizio finale.

"In un territorio già martoriato dalla disoccupazione – hanno spiegato gli operai della Sanac in un messaggio – un’altra chiusura potrebbe solo peggiorare la situazione andando ad accrescere ulteriormente un disagio sociale già molto elevato". "Gli operai ci sono e servono – ha detto Andrea Bordigoni, Rsu Cgil –. Siamo convinti che il futuro ci sia. A Roma alcune cose si stanno muovendo, ci sono delle manifestazioni di interesse, ma devono essere credibili perché anche fra il primo e il secondo bando avevamo passato molto tempo ad aspettare per nulla. La manifestazione non sarà di certo risolutiva, ma serve per tenere alta la guardia e per far capire che siamo un perno per l’acciaio".

Da tempo a lavorare all’interno dello stabilimento di via Dorsale sono solo una ventina dei cento operai, mentre da lunedì si fermerà per sette giorni tutto il settore produzione e verranno effettuate solamente attività di manutenzione. Per gli altri 80 operai, quindi, la cassa integrazione arriverà fino al 12 dicembre, quando la produzione ripartirà in modo regolare almeno per una settimana.

"Non ci spaventa la cassa integrazione – ha aggiunto Bordigoni –. A noi spaventa questa cassa integrazione, perché non sappiamo che scopo abbia. A Taranto, gli operai dell’ex Ilva sono in cassa integrazione per permettere le bonifiche. Qua non ci sono nemmeno quelle". Sulla questione Sanac, mercoledì era intervenuto anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che, rispondendo all’interrogazione parlamentare presentata dal deputato apuano della Lega, Andrea Barabotti, e firmato anche da altri colleghi della Camera, aveva condiviso le preoccupazioni di operai e sindacati e convocato un tavolo di confronto con le parti sociali il 6 dicembre.

"Speriamo che ciò che ha detto il Ministro abbia seguito – ha spiegato Emanuele Manfroni, Rsu Femca Cisl, che auspica la nazionalizzazione di Sanac sulla scia di quanto avvenuto per la raffineria Isab di Priolo, controllata indirettamente da Lukoil –. Il governo ha salvato la raffineria per un anno. Noi auspichiamo che la nazionalizzazione sia per sempre e che l’acciaio sia nazionalizzato. Puntiamo a nuovi ordini da Taranto e speriamo che l’amministrazione e i sindacati ci supportino e siano presenti alla manifestazione". "Dobbiamo tornare a far parte della filiera dell’acciaio – ha sottolineato Paolo Faggioni, Rsu Uil –. Noi siamo i primi produttori di refrattari in Italia, ma lo Stato va a comprarli da aziende straniere, lasciandoci in cassa integrazione. Questo non ha nessun senso".