Il futuro di Sanac appeso a un filo "La situazione è colpa della politica"

Torna in piazza la rabbia di lavoratori e sindacati, Sit-in a palazzo Ducale e incontro in Provincia. Da riscuotere 35 milioni di euro dalla società di cui fa parte lo Stato e che ha rinunciato all’acquisto

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La vita di Sanac è appesa a fili sottilissimi da tirare al momento giusto per cercare di dare un futuro al gruppo, ai quattro stabilimenti compreso quello di Massa, ai lavoratori e alle loro famiglie. Il primo: Acciaierie d’Italia deve pagare le fatture arretrate, emesse a giugno 2021 e non saldate, per circa 35 milioni di euro e farlo entro settembre. Il secondo: il Governo, che tramite Invitalia fa parte della società Acciaierie d’Italia assieme ad Arcelor Mittal e dovrebbe persino acquisire la maggioranza nel giro di alcuni mesi, deve usare ben più che una persuasione morale per convincere la proprietà dell’ex Ilva di Taranto a ordinare di nuovo il materiale refrattario da Sanac per garantire incassi, liquidità e potere di trattativa. Il terzo: la trattativa per l’acquisizione di Sanac con l’ultima proposta rimasta sul piatto dell’indiana Dalmia, deve concludersi nel più breve tempo possibile, anche se sarà difficile in meno di un anno.

Una partita a scacchi con la sorte in tre mosse, l’alternativa è una sola: la morte di Sanac. E’ la realtà dei fatti esposta dalla dirigenza: a settembre finiscono i soldi in cassa e non si potranno più pagare materie prime, salari ed energia. A ottobre chiude. Il compito di tirare i fili spetta alla politica che però sembra aver abdicato: è questa la sensazione di lavoratori e sindacati radunati ieri davanti a Palazzo Ducale per dimostrare la loro rabbia mista a frustrazione, sensazioni di impotenza e abbandono. La situazione è disastrosa: l’hanno descritta le Rsu Andrea Bordigoni ed Emanuele Manfroni, i segretari di Filctem Cgil Nicola Del Vecchio e Uiltec Toscana Nord Massimo Graziani.

"Lo Stato fino a oggi se n’è fregato. Se siamo qua è colpa della politica. Ci hanno tolto un pezzettino alla volta, il fatturato è dimezzato rispetto a 9 anni fa. Lo Stato ci metta la faccia per salvare le persone". Fatturati dimezzati per colpa dello stop agli ordini proprio da parte di Acciaierie d’Italia, la società di cui fa parte lo Stato, che aveva promesso una sua partecipazione alla gara ma si è poi ritirata. "E’ vergognoso", incalzano in piazza. Ma alla politica ancora si aggrappano le speranze.

Il presidente della Provincia, Gianni Lorenzetti, riceve i lavoratori nella Sala della Resistenza, per gli ultimi disperati tentativi di dialogo con Roma. La prima a rispondere, contattata al telefono, è la deputata Martina Nardi, che propone una strada già battuta almeno per far pagare le fatture arretrate con una convocazione in audizione pubblica alla camera dei sindacati e della politica locale. Ma l’ipotesi che non piace ai lavoratori. La discussione si infiamma, trovare una soluzione sembra impossibile. Si proverà a viaggiare anche su un binario parallelo: Lorenzetti convocherà nei primi giorni della settimana per il 20 giugno sindaci, parlamentari del territori e il presidente Eugenio Giani per un confronto a Palazzo Ducale e chiedere poi un incontro urgente al Ministero. Sperando che la politica si decida a far muovere i fili che possono tenere in piedi Sanac.

Francesco Scolaro