I legali: «Il guasto sulla Jolly Nero non ha causato il crollo della torre»

Gli avvocati dell’armatore hanno chiesto l’assoluzione al processo

Il crollo della torre Piloti

Il crollo della torre Piloti

Carrara, 17 marzo 2017 - Crollo della Torre dei piloti, la parola passa alla difesa. L'altro ieri è andata in scena una nuova puntata nel processo per il crollo della Torre Piloti a Genova provocato dall’urto del cargo Jolly Nero avvenuto il 7 maggio 2013 e che provocò 9 morti tra cui il sottufficiale carrarese Gianni Iacoviello. Tra gli altri hanno parlato gli avvocati Pierluigi Ciaramella e Carlo Uva difensori della società Ignazio Messina imputata di responsabilità amministrativa. «Non è vero che la società Messina si è limitata a fare manutenzioni ordinarie come sostiene il pm - ha detto Ciaramella - ma si è occupata anche di quelle supplementari e prospettiche». Il legale che ha chiesto l’assoluzione della Messina, ha sottolineato che «non è stato trovato un nesso causale tra il guasto sulla Jolly Nero e l’evento che si è verificato». Riferendosi al guasto del contagiri ha detto che il guasto «non è stato comunicato alla Compagnia Messina e la norma prevede che lo faccia il comandante per ricevere istruzioni». L’avvocato Uva ha sottolineato che a gran parte dei familiari delle vittime in via stragiudiziale sono stati liquidati complessivi 6 milioni e 500 mila euro. Il primo a parlare era stato l’avvocato Pasquale Tonani, difensore del primo ufficiale della Jolly Lorenzo Repetto per il quale il pm Cotugno aveva chiesto 10 anni e 6 mesi di reclusione. Per Tonani «non c’è prova che Repetto abbia disattivato il segnale di allarme di mancato avviamento del motore» e ha chiesto così l’assoluzione secondo la vecchia formula dell’insufficienza di prove. «Il pilota  è stato tenuto all’oscuro di tutte le anomalie verificatesi sia prima della partenza della Jolly Nero, sia durante la manovra e nelle sue fasi finali». Lo avevano detto gli avvocati Francesco Munari e Carlo Golda, difensori del pilota Antonio Anfossi, uno dei sei imputati nel processo per il crollo della torre piloti. I difensori , che hanno chiesto la piena assoluzione del pilota, avevano contestato la ricostruzione fatta dal pm relativa all’ipotesi che il pilota avesse operato quale comandante di fatto della nave. «Una tesi - hanno detto - smentita dai fatti emersi nel dibattimento e incompatibile con le norme vigenti». Hanno spiegato che Anfossi «ha avuto un corretto comportamento per tutta la durata della manovra e che avergli taciuto informazioni sul funzionamento degli apparati di bordo che avevano già avuto problemi prima della partenza lo hanno indotto a ritenere che tutto si stesse svolgendo nel modo ordinario e in piena sicurezza». «Di conseguenza - hanno detto - il pilota non ha potuto fornire indicazioni e ausilio al comandante in relazione alla situazione di emergenza per il mancato avviamento del motore, per l’errore compiuto dal comandante nella procedura di riaccensione della macchina, e per l’omissione di alcun successivo tentativo di accensione a fronte del continuo arretramento della nave verso terra». Ha poi preso la parola l’avvocato Paolo Costa difensore del direttore di macchina Franco Giammoro il quale ha concluso sostenendo che «la condotta omissiva contestata a Giammoro ove ritenuta negligente, imprudente o imperita, non ha alcuna efficacia causale nella determinazione dell’evento». Una tragedia che ha colpito duramente la città.