I confini e le barriere Geopolitica con Canesi

A Spazio Alber1ca il ciclo di incontri su contemporaneità, pregiudizi e guerre

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di Francesco Marinello

Continuano gli appuntamenti culturali allo Spazio Alber1ca che si afferma come uno dei principali centri di discussione e fruizione artistica della nostra città. Il programma del circolo carrarese di quest’anno è incentrato sulla contemporaneità e offre materie di incontro che spaziano nel panorama delle arti riscuotendo grande interesse nella comunità. E proprio di un tema particolarmente delicato e attuale si è parlato nei giorni scorsi col professor Riccardo Canesi che ha aperto un ciclo di tre conferenze dedicate a “L’invenzione dei confini”. Il geografo carrarese, dopo il successo del modulo di fine 2022 “Mediterraneo: culture, criticità e contaminazioni”, torna dunque allo spazio di piazza Alberica parlando di confini e frontiere da un punto di vista storico, geografico e concettuale.

"Esistono molti tipi di confini - ha spiegato Canesi -, quelli amministrativi o politici, che sono i più famosi, ma ci sono anche quelli culturali e mentali che sono frutto del nostro modo di pensare e dei nostri pregiudizi". È chiaro che quando si parla di

confine nella maggior parte dei casi la sua costituzione è dovuta a guerra e violenza, tuttavia, come ha affermato il professore, talvolta esistono barriere con aspetti culturali positivi ed

importanti che possono essere dunque dei punti di contatto e di contaminazioni, che educano le persone ad una convivenza di pace e uguaglianza. Il discorso è proseguito descrivendo vari esempi di confine: esiste quello naturale, in quanto tracciato in relazione ad elementi della geografia fisica come fiumi, coste o catene montuose; quello geometrico, eseguito in riferimento a due punti sulla mappa; o ancora quello astronomico che segue il percorso di un meridiano o un parallelo e quello antropogeografico e cioè dettato da aspetti culturali pre esistenti come lingua o religione. Una lezione culturale dunque molto importante in relazione alla situazione attuale in cui a causa dell’aggressione russa all’Ucraina, dell’insorgenza di nazionalismi e populismi sempre più spinti, del fenomeno migratorio e del Covid i problemi legati ai confini si sono ulteriormente aggravati. Non sono mancati neppure riferimenti artistici da parte del professor Canesi che ha citato l’opera contemporanea “Il castello” dell’artista Jorge Mendez Blake, affermando come la cultura e l’arte possano insinuarsi tra i muri che ci tengono prigionieri e col tempo abbatterli. È stato doveroso anche citare capolavori del cinema come “Il prigioniero coreano” di Kim Ki Duk, che affronta proprio questi temi di confine in una zona di barriera per eccellenza, e “Machan. La vera storia di una falsa squadra”, commedia drammatica con il quale il regista italiano Uberto Pasolini riflette sui diritti di emigrazione e libertà.