I commercianti vogliono le lapidi. "Teniamo l’allestimento di Cattelan"

Coro unanime dei negozianti del centro che promuovono l’idea

Da sinistra Cattelan con Massari

Da sinistra Cattelan con Massari

Carrara, 25 aprile 2018 - «Teniamoci quell’opera». Il coro quasi unanime dei commercianti è la riprova che l’arte può essere un attrazione importante per la nostra città. Molti di loro la giudicano come un inizio, un rinnovo del centro storico. Le centinaia di persone che in questi giorni stanno contemplando il ‘cimitero’ di Maurizio Cattelan realizzato dagli studenti sono la dimostrazione che di arte si può mangiare. La cerimonia in Accademia di belle arti che ha conferito la carica di professore all’ecletico artista e la laurea honoris causa allo chef Massimo Bottura è stata una festa che ha permesso alla città di avere un palcoscenico internazionale: lunedì tutti i critici d’arte del mondo hanno guardato alla città del marmo. Promuove a pieni voti l’iniziativa Riccardo Giannetti, del centro foto di via Verdi: «Dobbiamo tenerla. Questo è un inizio per dare vita alla nostra città. Se sfruttiamo la cultura e l’arte potremo ridare un senso al centro storico. La dimostrazione del successo dell’iniziativa le tante persone che ieri sono arrivate in piazza Accademia per vederla. Quindi sì: l’opera dovrebbe essere permanente». Francesco Bajni dell’omonima libreria di via Verdi è della stessa idea: «Sicuramente con la giusta pubblicità credo che sia una iniziativa giusta. Sono idee da valorizzare». Solita idea anche per Luigi Ricci della Mondadori. «Io credo che sia un’idea da valorizzare. È ovvio che l’arte può suscitare delle critiche e favori, ma un’opera del genere credo che potrà portare molti turisti in città». «Un’idea stupenda – dice Cristina Bencivinni del caffè Crema –. C’era il mondo. Teniamola». Un po’ più riflessiva è Trudi Flutsch della pasticceria Caflisch: «Una manifestazione sicuramente importante per la pubblicità della nostra città, ma credo che sia utile per il momento, non da tenerla per sempre. Andando avanti con il tempo si rischia di perdere il collegamento tra l’opera e il suo significato».