"Grazie, ma gli eroi sono alle cave o al porto". Francesco Gabbani scrive alla città

Il cantante è commosso per tutto l'affetto ricevuto e spera di festeggiare a breve il successo con la sua gente

Francesco Gabbani

Francesco Gabbani

Carrara, 20 febbraio 2017 - Francesco Gabbani scrive alla città dopo la vittoria al Festival di Sanremo.

"Grazie, Carrara. Può sembrare banale, scrivere queste parole, ma sono le prime che mi vengono in mente, quando penso a quello che avete fatto per me. L’affetto che mi avete dimostrato in questi giorni, assieme al sostegno, sono cose commoventi. Chi mi ha seguito, sa che, anche stavolta, quando sono stato premiato sul palco dell’Ariston, ho ceduto alle lacrime. Ma la stessa sensazione di commozione mi viene ogni qual volta penso al bene che mi volete e che contraccambio con tutto me stesso.  In questo momento, è domenica pomeriggio, ho pensato di scrivervi, perché da poche ore si è consumato il flash-mob che avete ideato per me in città. Per la necessità di un'intervista radiofonica e per sostenerne altre con la stampa, già calendarizzate, non ho potuto vederlo di persona, ma ho guardato tutto ciò che è uscito sui giornali o sui social network e trovo straordinario quello che avete fatto. Non ho parole per ringraziarvi uno ad uno. Ho ingrandito tutte le immagini che vedevo, per vedere se riconoscevo i vostri “musi” e tanti di voi li ho riconosciuti. Li ho riconosciuti perché io sono e rimango un di voi, uno che vuol continuare a girare per strada e a vivere la propria città.  Attorno ad “Occidentali’s Karma” è esploso un bel fuoco d’artificio, che ha varcato i confini nazionali e questo mi porterà un po’ in giro. Mi scuso se potrò apparirvi un po’ assente, ma mi preme dirvi che non ho alcuna intenzione di abbandonare i miei posti e le mie radici. Quando sono a Milano, cerco sempre di sbrigare le faccende di lavoro nel più breve tempo possibile, per poi buttarmi in autostrada e rientrare a casa, anche se sera. E vi confesso che, non appena supero la Cisa e il casello di Aulla, mi si apre il cuore. Intravedo il nostro mare in lontananza, il nostro Sagro e sento che sono arrivato. Sento che sono a casa e tutti voi fate parte del concetto di “casa”.

 La nostra parlata, priva di doppie e un po’ “strascicata” è la cosa che mi manca di più quando sono altrove, ma appena rientro, mi basta andare a prendere il pane o a far benzina, che subito mi rigenero. “O Gabani, alora?” – mi dite. E io sto subito bene.  Ora dovrò mettermi “testa in cassetta” a fare il disco nuovo, poi ci sarà l’impegno dell’Eurofestival, ma tutte queste cose io riuscirò a farle grazie al benessere che una culla come Carrara riesce a darmi.  I giornali mi hanno definito un eroe, ma gli eroi sono altri. Son quelli che si alzano alle cinque per andare alle cave, o a infornare il pane, o a lavorare al porto, o in un cantiere, o dietro ad una scrivania per far tornare i conti. Io credo di essere solo uno che fa musica, ma mi sento esattamente quello di qualche anno fa. Resto quindi uno di voi, che va a camminare a Campocecina o a fare una pedalata verso Fontia. O che sistema in cucina dopo pranzo, che lava il cane se si infanga o che imbianca casa se c’è una bella giornata.  Non appena avrò fatto fronte ai tanti impegni imminenti, mi piacerebbe poter organizzare un appuntamento a Carrara, come quelli passati, ma magari più in grande. Appena ce ne sarà l’occasione, vi prometto che lo faremo e farà più piacere a me, che a voi. Su, mi fermo qui e non mi dilungo oltre. Vi ringrazio ancora per tutto. Davvero.  Un abbraccio forte e a presto.

Francesco