Ancora al volante a cent’anni suonati. La straordinaria vita dei gemelli Tozzi

Il segreto di Roberto e Innocente: alimenti naturali e Dna da record

Roberto guida ancora la sua 500

Roberto guida ancora la sua 500

Pontremoli, 10 aprile 2015 - I GEMELLI che hanno visto due secoli sgambettano ancora nell’orto con zappa e vanga, non senza aver consultato il calendario di Frate Indovino. Le lune sono ancora importanti per Roberto e Innocente Tozzi, che taglieranno il traguardo dei 100 anni il prossimo 11 settembre. Ne hanno viste tante all’ombra della Casa del Riccio, alle Piane di Succisa dove sono nati e nel successivo girovagare della vita. Due esistenze parallele che trovano un comune denominatore nei geni straordinari donati da papà Giulio e mamma Quelinda. Sul balcone della vita sorridono in sincronia: sono in pole position per entrare nella graduatoria del campionato di longevità. Ma non si sentono vecchi affatto. A guardarli infatti dimostrano 25 anni di meno.

IL SEGRETO dell’elisir di lunga vita? L’interruttore misterioso inseguito dai ricercatori scientifici di tutto il mondo per i gemelli di Succisa ha una soluzione semplice: l’ambito paracadute dipende dalla predisposizione famigliare e da uno stile di vita spartano, con un’alimentazione tutta naturale. I gemelli alla sera mangiano ancora ( come sempre) un bel piatto di minestrone con le verdure dell’orto.Ma è anche una questione di motore. Roberto (ma tutti lo chiamano Gino) ha ancora la patente, che gli è stata rinnovata l’anno scorso. «Potrò guidare almeno fino a 102 anni» scherza (ma non troppo), sotto lo sguardo un po’ geloso di Innocente che purtroppo ha dovuto fare a meno dell’auto due anni fa a causa di una cataratta, che poi ha operato con successo all’ospedale di Carrara. «Purtroppo ho perso un occhio a sei anni per un incidente mentre scolpivo una pietra – dice innocente –. Una scheggia mi ha colpito e sono rimasto menomato. Ma poi ho fatto pure il camionista e ora cammino volentieri a piedi».

ROBERTO e Innocente dopo un’infanzia percorsa nei campi di famiglia aiutando il padre a portare col carro (tre volte al giorno) le pietre per produrre la calce alla fornace di Mignegno, sono stati divisi dalla guerra. Innocente è stato esentato per via dell’occhio, mentre Roberto è partito militare nel 1936 e poi dopo una “pausa” di 8 mesi è stato richiamato con l’entrata in guerra dell’Italia e si è fatto le campagne di Grecia, Francia e Africa nel reparto Autieri, aggregati all’Artiglieria della Divisone Corazzata Centauro.

DOPO L’8 SETTEMBRE, Roberto è stato preso prigioniero dall’esercito inglese e trasferito in un campo di concentramento nella terra d’Albione. «Lì ho lavorato in una fattoria e l’ho fatto così bene che dopo la guerra mi hanno pure assunto», ricorda Roberto, che in Inghilterra è rimasto una decina d’anni. «Poi mia moglie Albina, che ho sposato nel 1940, non ci voleva stare e siamo rientrati». A Succisa ha svolto molte altri mestieri: dal muratore, al contadino allo scalpellino. Ha lavorato anche per l’Autostrada della Cisa in costruzione e per la Snam. Intanto aveva messo al mondo due figlie Vanda, che ha fatto l’infermiera e Giuliana, la professoressa di lettere, prematuramente scomparsa.

INNOCENTE, invece, ha guidato camion per le Acciaierie Falk e per la ditta Mascagna, che commerciava legnami. Lui è bisnonno due volte. Ha avuto tre figli dalla moglie Maria: Mauro (75 anni), Clara (72), Finetta (70) che gli hanno dato 4 nipoti (Lorenzo, Sabrina, Simone e Sara). Poi sono arrivati Matteo e Giulia. Mentre Roberto è «solo« nonno, i suoi nipoti sono Stefano, Barbara, Erica, Eleonora.

Natalino Benacci