Fratricidio a Villa Massoni: "L'apice di anni di attriti" / FOTO

Il procuratore capo Aldo Giubilaro: "C’erano attriti da tempo fra i due fratelli, ma la causa scatenante di quanto accaduto ancora non si conosce con esattezza"

Le forze dell’ordine si sono fermate fino a tardi per raccogliere indizi e testimonianze utili (fotoservizio di Paola Nizza)

Le forze dell’ordine si sono fermate fino a tardi per raccogliere indizi e testimonianze utili (fotoservizio di Paola Nizza)

Massa, 2 novembre 2017 - «QUANTO accaduto è l’apice di tensioni risalenti da tempo, anni di contrasti mai veramente sopiti fra i due fratelli». Era ben nota in procura la bega familiare fra Marco  e Piero Casonato, non solo per il sequestro dell’area di Villa Massoni avvenuto due anni fa, dal quale è poi nato il processo a carico dei comproprietari.

«C’erano attriti da tempo fra i due fratelli – spiega il procuratore capo Aldo Giubilaro – ma la causa scatenante di quanto accaduto ancora non si conosce con esattezza». Si parla dell’ennesimo litigio nato fra Marco e Piero all’interno della tenuta legato ai lavori da svolgere nella villa. Pare, ma è solo un’ipotesi, sia nato tutto dalla sparizione di alcune motoseghe. Entrambi nelle scorse settimane avevano presentato due diverse istanze in procura per far iniziare opere di manutenzione sia nella tenuta che nella villa. Provvedimenti peraltro non casuali trattandosi di un immobile sottoposto a sequestro giudiziario proprio per il suo perdurante stato di abbandono. «Come comproprietari dell’area – prosegue Giubilaro – avevano tutto l’interesse a evitarne la confisca proprio con quei lavori di ripristino dell’area. Abbiano dato l’autorizzazione ai lavori non prima però di chiedere analogo parere alla Soprintendenza per quanto riguarda la Villa e al Parco per l’area verde». Una volta arrivato il nulla nosta dei due enti la procura ha dato semaforo verde ai fratelli per i lavori «tutti con prescrizioni molto rigide su cosa poteva essere fatto, in base alla compatibilità con la villa». Così Piero Casonato ha incaricato i fratelli Luca e Pio Lussi di sistemare l’area. Lavori regolarmente autorizzati ma non visti di buon occhio dal fratello Marco che, da quanto emerso, temeva anche che gli operai dormissero in una delle depandance della tenuta.

«Il custode giudiziario dell’area è Marco Casonato in quanto residente in città» spiega Giubilaro. E ora che fine farà la villa e tutto il suo splendido parco? Difficile dirlo anche perchè di fatto Marco Casonato sebbene in carcere dopo l’arresto resta di fatto proprietario del 50% del bene, mentre l’altra metà appartenuta al fratello ucciso dovrà essere suddivisa fra i parenti. E in assenza di figli e nipoti, bisognerà cercare parenti più lontani, a quanto pare nessuno dei quali residente a Massa. «L’area resta sotto sequestro – spiega il procuratore capo – di certo nomineremo a breve un altro custode giudiziario», che potrebbe essere ad esempio il legale dello stesso Marco Casonato. «Ma prima di poter dire con certezza il destino di villa e tenuta dovremo attendere la fine del processo» nel quale Marco Casonato resta ora l’unico imputato con l’accusa di danneggiamento al patrimonio archeologico, storico e artistico nazionale. Il processo è iniziato lo scorso 4 ottobre, quando alla sbarra c’era anche il fratello Piero, vittima l’altro pomeriggio dell’aggressione fatale del fratello.