Farmoplant, l'anniversario: 31 anni fa la terribile esplosione. I veleni ci sono ancora

A Villa Rinchiostra la mostra fotografica ricorda quei tragici giorni

Una foto "storica": l'esplosione alla Farmoplant

Una foto "storica": l'esplosione alla Farmoplant

Massa, 17 luglio 2019 - Sono passati esattamente 31 anni dallo scoppio della cisterna di Rogor della Farmoplant. Oggi, come il 17 luglio 1988, quella nube nera carica di veleni che si sollevò nel cielo resta il simbolo immutabile di un modello economico e industriale che ha marchiato a fuoco il nostro territorio: usati, sfruttati e avvelenati. Costretti a fuggire sui monti, a scappare da parenti lontani, per fuggire a una nuvola di veleni che in realtà non ci ha mai abbandonato. Generazioni che si susseguono sulla costa apuana costretti a fare i conti con un inquinamento persistente che ancora si trova nei terreni e, soprattutto, nelle acque che scorrono sotto i nostri piedi. Dalla zona industriale fino al mare.

La nube nera della Farmoplant
La nube nera della Farmoplant

Dimenticare è impossibile. Ma imparare sarebbe l’obbligo, per non commettere gli stessi errori. Ed è con questo obiettivo che l’associazione MurAperte ha voluto dedicare la giornata di oggi all’ambiente a Villa Rinchiostra a partire dalle ore 18.30: si parte con un’esposizione fotografica di scatti donati da Severino Meloni durante il progetto ‘Dalla Scuola al Territorio: stimolare la partecipazione su ambiente e salute a Massa’. Fotografie di attività realizzate da associazione MurAperte sui temi ambientali con la collaborazione di Liliana Cori dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa. A seguire, alle 21.30, una proiezione cinematografica del film documentario Antropocene nella sala del punto ristoro: immagini come colpi di pistola che attraversano le devastazioni naturali causate dall’uomo. E la locandina mostra quella che qualcuno non esita a definire la ‘nuova’ Farmoplant apuana: le cave di marmo sulle nostre Alpi. Divorate e distrutte, per sempre, in nome di un altro modello economico i cui effetti, ormai irreversibili, presto o tardi presenteranno il loro conto.

Come per la Farmoplant, il cui nome ancora oggi si trascina come un fantasma persino nelle aule di tribunale, a caccia dei colpevoli dell’inquinamento. La società Edison, erede dell’allora stabilimento, sostiene infatti di non essere responsabile dei veleni che ancora oggi si trovano in falda mentre Arpat e Ispra sostengono il contrario. Così la battaglia per la bonifica, che vede Edison contrapposta al Ministero, è arrivata fino al Tar di Firenze. Di chi la colpa dell’inquinamento? Materia complessa. Troppo. Tanto che i giudici a gennaio avevano deciso di nominare un consulente tecnico esterno per dirimere la questione, il chimico Arthur Alexanian. Ma stabilire la responsabilità dopo oltre 30 anni non è facile neppure per un esperto che infatti ha chiesto e ottenuto dal Tar di avere altro tempo. E così la ricerca della verità può attendere un altro anno: la consegna della perizia è prevista entro il 30 aprile 2020 mentre i consulenti di parte potranno presentare le loro osservazioni entro il 15 maggio. Udienza di merito fissata al 6 ottobre 2020. In fondo, ormai, di anni ne sono passati 31, si tratta solo di superare un altro anniversario nel nome della Farmoplant.