Disastro ambientale: "Le colpe delle imprese"

Cgil, Cisl e Uil attaccano Assindustria sulle responsabilità dell’inquinamento del territorio

Cava di marmo

Cava di marmo

Carrara, 17 giugno 2019 - "Una balla pazzesca". Citano Fantozzi per definire la responsabilità fra industriali e inquinamento. I tre sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil non usano mezzi termini per addossare alla classe imprenditoriale le cause di veleni e disastri ambientali. Così in una nota in cui parlano di "politica di Assindustria incongruente" vanno al sodo. "Una politica a geometrie variabili, quella dell’Associazione industriali di Livorno – Massa Carrara che ha diviso in due parti la propria politica ‘estera’: tutto cio che è marmo viene gestito dal presidente locale vicario Erich Lucchetti, le altre iniziative vengono gestite da altri soggetti. Da una parte si ragiona delle politiche industriali del territorio (Zia, porto, Imm), dall’altra si esce sulla stampa da soli, senza confronto, mentre nascono sindacati ‘gialli’. Lucchetti ha parlato di due questioni extra marmo: la non responsabilità delle imprese sui disastri ambientali perpetrati fino agli anni 80 e la desertificazione e deindustrializzazione conseguente alla chiusura delle fabbriche chimiche. In entrambi i casi sente il dovere di proclamare la loro estraneità da quegli accadimenti".

"Ci sentiamo in dovere, nel nostro ruolo confederale, di dichiarare che la presunta estraneità del mondo delle imprese dai disastri ambientali perpetrati è una ‘balla pazzesca’, come direbbe Fantozzi. La gente ‘moriva come le mosche’ alla Rumianca, la presenza di tumori nella nostra zona è ai primi posti a livello nazionale e compete in questa classifica con la graduatoria della disoccupazione, i fiumi hanno sofferto degli scarichi ed il mare soffre e fatica, sotto le fabbriche sono sotterrate migliaia di tonnellate di rifiuti tossici, le discariche principali sono note, altre lo saranno al termine delle analisi da parte della società in carica a seguito dell’accordo di programma. A questo proposito – scrivono Paolo Gozzani, Andrea Figaia e Franco Borghini – rivendichiamo come Cgil Cisl e Uil anni di lavoro, viaggi e impegno in Provincia, a Firenze e a Roma per arrivare a questo primo obiettivo. Come è possibile dichiararsi estranei dopo qualche decennio?"

"Se qualcuno ha rimosso la memoria storica, allora lo dobbiamo fare noi, che rappresentiamo chi lavorava e moriva nelle fabbriche chimiche. Gli industriali non devono prendere, soli, la responsabilità storica di quesi fatti, ma nemmeno fuggirne senza una revisione onesta. Forse Rumianca, Farmoplant, Coke, Nuovo Pignone (morti per amianto) Fibronit, Refrattari, Nca erano aziende iscritte alla locale associazione industriali di Timbuktu? Successivamente la desertificazione. Anche qui – concludono i confederali – gli investimenti in filiera da parte dei gestori del più grande giacimento di marmo bianco al mondo non hanno brillato davvero». Piuttosto una gran parte dei terreni nella Zia sono stati occupati da depositi che non possono essere certo spacciati neppure per filiera corta. Sono una mera occupazione logistica senza occupazione e pure da ultimo pongono gravi problemi sulla sicurezza sul lavoro. Dove i contratti di lavoro seri sono optional. Riteniamo che il revisionismo storico degli industriali debba ripartire da una analisi più seria affidata al confronto piuttosto che alle agenzie di marketing comunicativo".