Dipendente del Genio civile torna in servizio

Pierluigi Frustaci non è un "furbetto del cartellino". Lo ha stabilito il giudice del lavoro: "Assenze di pochi minuti non viziate dal dolo". .

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di Francesco Scolaro

Ma quale furbetto del cartellino. Le assenze, se pur riscontrate, erano comunque di pochi minuti e certo non erano viziate dal dolo nei confronti della pubblica amministrazione. Non ci fu alcun tentativo di ingannare i sistemi di registrazione delle presenze. Nessuna falsa giustificazione. Semplicemente un mancato rispetto dell’orario di lavoro dovuto anche al sistema macchinoso di registrazione delle presenze e assenze. Per questo anche Pierluigi Frustaci, geometra dipendente del Genio Civile di Massa (e quindi della Regione Toscana) con la qualifica di funzionario tecnico addetto al settore sismica potrà tornare in servizio. Così come il suo collega Santo Macaluso a maggio e prima di loro altri tre dipendenti finiti a settembre del 2018 in mezzo al tritacarne dell’inchiesta della Procura di Massa sui cosiddetti ‘furbetti’ del cartellino. Lo ha deciso il giudice del lavoro del tribunale di Massa, Augusto Lama nell’udienza dell’8 agosto, riservandosi 60 giorni per la deposizione delle motivazioni. A ogni modo, la Regione ha subito dato seguito all’esito della sentenza firmando la reintegra di Frustaci il 7 agosto. Si tratta del quinto reintegro ufficiale: tre erano avvenuti già l’anno scorso con altrettanti accordi di conciliazione siglati davanti al giudice Lama fra luglio, settembre e ottobre. La Regione ha però respinto ogni altro tentativo di accordo e ora sono arrivate le prime due sentenze per Macaluso e Frustaci (difeso dagli avvocati Buffoni e Fillioley). Una motivazione su tutte alla base del reintegro: il licenziamento era una punizione eccessiva rispetto al comportamento del funzionario tecnico Frustaci perché è sempre mancato il dolo. Ci furono sì reiterate violazioni del codice di comportamento, nel rispetto dell’orario di lavoro e nel mancato adempimento delle formalità previste per la rilevazione delle presenze e assenze. Ma al tempo stesso non ci furono false attestazioni della presenza in servizio (quelle che qualificano, appunto, il ‘furbetto del cartellino’) o altri comportamenti fraudolenti (come falsi certificati medici). Né utilizzò proprietà dell’amministrazione, come l’auto di servizio, per scopi personali (una sorta di peculato). Tutte le accuse sono cadute di fronte al giudice: sono rimasti solo aspetti meno gravi, piccole uscite per il caffè comunque tollerate dalla Regione, così come magari altri ritardi dovuti alle missioni di servizio. Certo non andava al mare o a fare la spesa. Senza contare che il sistema di registrazione delle assenze e presenze era troppo macchinoso. In conclusione, il giudice ha quindi disposto una sospensione di 4 mesi dal lavoro (già scontata), il reintegro in servizio e il pagamento di 12 mensilità da parte della Regione oltre rivalutazione monetaria e interessi legali (a cui dovranno poi essere comunque sottratti gli eventuali addebiti rimasti per danno erariale degli orari contestati), oltre a tutti i contributi dovuti per legge. La Regione dovrà anche pagare le spese legali pari a 3.500 euro. Ricordiamo che l’inchiesta della Procura aveva coinvolto in una prima fase 21 dipendenti del Genio Civile di Massa di cui 16 erano stati licenziati a gennaio 2019 dalla Regione con effetto retroattivo. Altri 8 i dipendenti della provincia, di cui 7 sospesi e un licenziato. L’avviso di conclusione delle indagini era poi stato recapitato complessivamente a 55 dipendenti sui 70 iscritti nel registro degli indagati. Resta ancora aperto il filone penale della vicenda.