Dopo la diffida del tribunale di Firenze imposta alle Cave Michelangelo di Franco Barattini, che in sostanza vieta all’azienda apuana di riprodurre nel mondo dell’online il David di Michelangelo, il divieto potrebbe allargarsi a macchia d’olio ed estendersi all’intero patrimonio scultoreo italiano comportando danni economici ad interi comparti produttivi. In sostanza il settore dei souvenir e delle riproduzioni artistiche, e a cui sono collegati tutti gli altri comparti come quello del marmo, della ceramica o del tessile, giusto per fare qualche esempio. O nella più rosea delle ipotesi l’attuale diffida potrebbe diventare una sorta di marchio Siae, e cioè: puoi riprodurre il David, la torre di Pisa o il Duomo di Milano solo se paghi un balzello.  Nell’udienza dello scorso 31 dicembre la causa è stata trattenuta in decisione dal Tribunale di Firenze e il giudicante, il giudice Massimo Donnarumma, ha concesso alle parti il termine di rito per il deposito degli atti difensivi finali. La sentenza di primo grado dovrebbe verosimilmente essere depositata tra maggio e giugno in base alle tempistiche del tribunale. Notizie allarmanti che Antonio Battolla, il legale che difende l’impresa di Franco Barattini, ha subito girato alla Cna di Massa Carrara che per bocca del referente per le relazioni istituzionali Angelo Gino Lattanzi lancia un appello al ministro alla cultura Gennaro Sangiuliano. "Questi casi non possono trovare una soluzione nelle aule dei tribunali – dice Lattanzi – ma deve essere lo stesso ministro a fare chiarezza, senza contare che questa situazione delle riproduzioni delle opere d’arte riguarda solo l’Italia e non gli altri Paesi della dell’Unione europea. Considerando l’ulteriore dilazione dei tempi decisionali, Cna ancora confida, dopo le mozioni in difesa dell’ artigianato artistico tradizionale approvate all’unanimità dal consiglio regionale della Toscana e dal consiglio comunale di Carrara, in un intervento chiarificatore del ministro Gennaro Sangiuliano, nella consapevolezza che questioni di questo tipo, che rischiano di colpire e gravare pesantemente in termini economici e occupazionali su un comparto che per le sue riproduzioni delle sculture si è reso famoso e apprezzato in tutto il mondo già a partire dal 1500, non possono e non devono trovare soluzioni nelle aule dei tribunali".  Una vertenza che andrà per le lunghe, come teme l’avvocato Antonio Battolla, "siamo in attesa della sentenza – spiega il legale – ma prevedo che ci saranno diversi gradi di giudizio visto che la decisione non accontenterà tutti, a meno che il ministro non riesca a trovare una soluzione transattiva. In caso contrario c’è il rischio che la sentenza possa allargarsi all’intero patrimonio monumentale italiano con una sorta di diritto di immagine che potrebbe venire richiesto a chiunque faccia delle riproduzioni, come per esempio i souvenir".

Cronaca

Dopo la diffida del tribunale di Firenze imposta alle Cave Michelangelo di Franco Barattini, che in sostanza vieta all’azienda apuana di riprodurre nel mondo dell’online il David di Michelangelo, il divieto potrebbe allargarsi a macchia d’olio ed estendersi all’intero patrimonio scultoreo italiano comportando danni economici ad interi comparti produttivi. In sostanza il settore dei souvenir e delle riproduzioni artistiche, e a cui sono collegati tutti gli altri comparti come quello del marmo, della ceramica o del tessile, giusto per fare qualche esempio. O nella più rosea delle ipotesi l’attuale diffida potrebbe diventare una sorta di marchio Siae, e cioè: puoi riprodurre il David, la torre di Pisa o il Duomo di Milano solo se paghi un balzello. 
Nell’udienza dello scorso 31 dicembre la causa è stata trattenuta in decisione dal Tribunale di Firenze e il giudicante, il giudice Massimo Donnarumma, ha concesso alle parti il termine di rito per il deposito degli atti difensivi finali. La sentenza di primo grado dovrebbe verosimilmente essere depositata tra maggio e giugno in base alle tempistiche del tribunale. Notizie allarmanti che Antonio Battolla, il legale che difende l’impresa di Franco Barattini, ha subito girato alla Cna di Massa Carrara che per bocca del referente per le relazioni istituzionali Angelo Gino Lattanzi lancia un appello al ministro alla cultura Gennaro Sangiuliano. "Questi casi non possono trovare una soluzione nelle aule dei tribunali – dice Lattanzi – ma deve essere lo stesso ministro a fare chiarezza, senza contare che questa situazione delle riproduzioni delle opere d’arte riguarda solo l’Italia e non gli altri Paesi della dell’Unione europea. Considerando l’ulteriore dilazione dei tempi decisionali, Cna ancora confida, dopo le mozioni in difesa dell’ artigianato artistico tradizionale approvate all’unanimità dal consiglio regionale della Toscana e dal consiglio comunale di Carrara, in un intervento chiarificatore del ministro Gennaro Sangiuliano, nella consapevolezza che questioni di questo tipo, che rischiano di colpire e gravare pesantemente in termini economici e occupazionali su un comparto che per le sue riproduzioni delle sculture si è reso famoso e apprezzato in tutto il mondo già a partire dal 1500, non possono e non devono trovare soluzioni nelle aule dei tribunali". 
Una vertenza che andrà per le lunghe, come teme l’avvocato Antonio Battolla, "siamo in attesa della sentenza – spiega il legale – ma prevedo che ci saranno diversi gradi di giudizio visto che la decisione non accontenterà tutti, a meno che il ministro non riesca a trovare una soluzione transattiva. In caso contrario c’è il rischio che la sentenza possa allargarsi all’intero patrimonio monumentale italiano con una sorta di diritto di immagine che potrebbe venire richiesto a chiunque faccia delle riproduzioni, come per esempio i souvenir".

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