Dalle autobiografie, storie di vittoria

Quattro mamme di ragazzi disabili si sono raccontate nel volume presentato a Spazio Alber1ca

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di Cristina Lorenzi

Paura, incomprensione, rigidità, burocrazia, ma anche solidarietà e comprensione e ascolto. Sono le parole che hanno circolato ieri al San Giacomo dove il circolo Spazio Alber1ca ha presentato il primo volume della serie ’Raccontami la tua storia|. La vulcanica presidente Luciana Ceccarelli, con un’esperienza alla Libera università di Anghiari, ha presentato un ambizioso progetto che ha visto quattro donne, mamme di bambini speciali, mettersi a nudo, raccontare le propria storia, piangere insieme e insieme scrivere il percorso di mamme speciali che le ha rese uniche e invincibili.

"Si tratta di quattro storie vincenti – ha spiegato Ceccarelli – questi ragazzi hanno vinto la scommessa con la vita. Una è attrice, una scrittrice, una bibliotecaria. Tutti sono riusciti a raggiungere obiettivi unici e di grande soddisfazione, grazie a famiglie che hanno lottato e che con intelligenza hanno collaborato con le istituzioni|.

Da lì il racconto di Serena, la mamma di Sergio che ha spiegato come quell’esperienza di dissodamento della memoria abbia tirato fuori il meglio di sé". Quattro donne che sono diventate amiche, che hanno pianto insieme, alcune restie a mettersi alla prova, altre entusiaste del nuovo percorso, ma tutte unite nel voler scavare nel passato e dare un contributo a se stesse e agli altri. Poi Maura, che ha raccontato la battaglia per rendere indipendente una figlia che fino in fondo aveva bisogno di aiuto. "Un grande lavoro della mia famiglia, della scuola, degli educatori, ma soprattutto il suo che è riuscita in una emancipazione che adesso l’ha portata a vivere a Roma e frequentare un’accademia di teatro". Poi Stefania, che dall’attività di dissodamento ha tirato fuori parti che aveva accuratamente nascosto e che solo l’autobiografia è riuscita a far emergere. "Dalla prima volta che vidi Davide alle emozioni che sempre mi sono portata dentro". Poi Elena, le sue battaglie per dare dignità a quella bambina che all’inizio è stato difficile accettare. "Quando è nata nessuno ha messo una coccarda. Soltanto dopo un mese sono riuscita a innamorarmi della bimba. A capire che aveva tutti i diritti di avere la coccarda come tutti gli altri". Un’uguaglianza che parte dalle famiglie e che nel nostro Paese non difficilmente trova l’accoglienza dovuta.