Dal Politeama l’amore per la musica lirica

Bruno Nicoli, direttore dei complessi musicali di palcoscenico della Scala, racconta le origini della sua brillante carriera

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di Francesco Marinello

Una vita nella musica, è direttore dei complessi musicali di palcoscenico del teatro alla Scala. Dai primi passi al conservatorio

“Boccherini”, è stata lunga la carriera sul podio del Maestro Bruno Nicoli che adesso è anche docente di direzione d’orchestra nel corso per maestri collaboratori dell’Accademia della Scala.

Tiriamo le somme dell’anno.

"È stato molto positivo. Oltre ai concerti in cui ho collaborato con direttori d’orchestra importanti, ho diretto alla Scala un’opera per ragazzi, “Il piccolo principe” di Pierangelo Valtinoni. Vedo bambini che rimangono folgorati dall’opera, abbiamo il teatro sempre pieno di scuole e pubblico, e il loro l’entusiasmo è straordinario. Confido che sia la prima scintilla per tenerli vicini al mondo del teatro".

Come è nata la passione per la musica e chi l’ha ispirata?

"È nata da piccolo quando c’era il Politeama attivo. Sentii “Il trovatore” e rimasi folgorato dalla lirica. Non è casuale che da Carrara sia finito alla Scala: l’ambiente familiare e cittadino molto legato alla lirica mi ha permesso di sviluppare questo percorso. Amo molto Puccini e Verdi, ma sono stati fondamentali i miei insegnanti di direzione d’orchestra e composizione Bruno e Pietro Rigacci. Per l’opera di Verdi prima di tutti c’è Riccardo Muti".

C’è possibilità di lavoro per i giovani musicisti?

"Alcuni concorsi ci sono. Tuttavia negli ultimi anni il trend è creare un mercato del lavoro che non si basa sulla stabilità ma sulla estemporaneità. Il rischio di un musicista è quello di

lavorare a singhiozzi. Purtroppo la musica è vissuta come un evento passeggero, non da coltivare con costanza. Le istituzioni la usano come contorno di qualche avvenimento, ma se non c’è costanza non c’è livello artistico stabile".

Cosa pensa dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale?

"Tecnicamente si possono fare cose incredibili ma non hanno un respiro umano: è come mettere un robot ad incarnare sentimenti. La musica è fatta di continui movimenti che dipendono dal cuore. Sicuramente c’è la possibilità di allargare gli effetti sonori, il rischio è quello di impiGrirsi, non sviluppare l’orecchio. Si perderebbe anche la relazione fra le persone: la musica è un valore umano, se non ha più respiro diventa un robot gestuale".

Com’era la situazione artistica a Carrara quando era ragazzo?

"Fra Carrara e Marina c’erano nove cinema e il Politeama. La vicenda di questo teatro fa rabbrividire. E’ indigeribile che in tanti anni non sia stato rilevato daL Comune. I ricordi degli avvenimenti che ci sono stati in quel teatro si sono tramandati per generazioni".

Come riaccendere la musica in città?

"Se non ci fossero stati il Politeama, i concerti dell’Orchestra Regione Toscana e gli Amici della

Lirica non avrei fatto la carriera che ho fatto. Il mio augurio è che il mondo artistico venga aiutato delle istituzioni e dagli sponsor. L’economia del marmo sappia valorizzare l’arte anche in maniera di utilità pubblica".

Progetti futuri.

"Questa amministrazione mi ha contattato, presto avremo a Carrara delle novità sia sul piano sinfonico sia lirico. La possibilità di dare aiuto alla mia città non può che farmi piacere".