"Così muore l’artigianato" Massari attacca

Il direttore dell’Accademia commenta la sentenza del tribunale che vieta la riproduzione del David

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di Claudio Laudanna

"Azzerare la riproduzione delle opere d’arte è come compiere un salto nella preistoria". Il direttore dell’Accademia di Belle Arti Luciano Massari non nasconde tutta la propria amarezza, ma anche preoccupazione, per le possibili conseguenze per un comparto intero della decisione del tribunale di Firenze in merito alla conservazione delle copie del capolavoro di Michelangelo. Con un’ordinanza di pochi giorni fa i giudici fiorentini hanno imposto agli Studi d’arte Cave Michelangelo di Carrara, con i quali collabora anche lo stesso Massari, di cancellare su richiesta del ministero della Cultura dalle proprie pagine internet tutte le foto che ritraggono l’opera del Buonarroti perché "sviliscono l’immagine del bene culturale facendolo scadere ad elemento distintivo della qualità dell’impresa che, attraverso il suo uso, promuove la propria immagine". Il processo è però ancora in corso e da Roma si chiede che la stessa sorte tocchi anche a "tutti gli strumenti utilizzati per produrre e commercializzare l’immagine del David". Un’eventualità che potrebbe avere ricadute importanti su tutto l’artigianato artistico e non solo. "Siamo di fronte a decisioni che arrivano dall’alto e vogliono azzerare completamente il lavoro dell’uomo – dice il direttore dell’Accademia di Belle Arti -. Fin dai tempi dei romani si fanno copie dei bronzi greci, la riproduzione di opere d’arte fa parte del dna delle persone e del loro modo di fare. Anche all’epoca del gran tour poi chi veniva in Italia comprava la copia di un vasetto etrusco da portarsi via, per non parlare poi degli artigiani. Coloro che danno le mani per creare tante opere primo devono imparare la tecnica e per farlo, da sempre, si copia l’antico. Con una decisione del genere si vuole invece andare ad azzerare una realtà artigianale molto importante sicuramente per il settore marmo, ma da qui si potrebbe allargare anche ad altre realtà". Per copiare un capolavoro, d’altronde, c’è bisogno di manualità e professionalità che rischierebbero di perdersi se si andasse a togliere loro i modelli di riferimento. "Non capisco perché si voglia andare a impedire di realizzare una copia in marmo del David, ma poi si permette di vendere sulle bancarelle oggetti di plastica o in altri materiali che, quelli sì, lo degradano e lo sviliscono facendolo di mille colori, spezzandolo in pezzi, stampandolo e chissà cos’altro– prosegue Massari -. I modelli delle opere d’arte servono per fare scuola e approfondimento e riuscire a copiarli è sinonimo dell’alta professionalità dell’artigiano che ci lavora, professionalità che ha appreso con anni di perfezionamento che ora si vorrebbero andare a svilire distruggendo persino tutti gli strumenti utilizzati per la riproduzione. In questo modo tutti sono a rischio, e non solo perché tutti hanno sui propri siti un’immagine del David. Per questo credo si debba valutare bene la decisione tenendo conto delle ricadute non solo sul singolo, ma sull’intero sistema dell’arte e dell’artigianato".