L'Arpat e i controlli alle cave: 42 denunce su 60 ispezioni

Arpat fornisce i dati del 2017 e annuncia gli obiettivi del nuovo anno: a chi inquina le acque

 L’attività di controllo nelle cave è stata portata avanti dai carabinieri forestali e dai tecnici dell’Arpat, anche con i droni

L’attività di controllo nelle cave è stata portata avanti dai carabinieri forestali e dai tecnici dell’Arpat, anche con i droni.

Massa, 14 marzo 2018 - Il progetto speciale cave, voluto dalla Regione Toscana, è stato certamente l’elemento di novità del 2017, per gli enti coinvolti, le risorse impiegate e per i temi trattati, ossia tutela dell’ambiente e sicurezza sui luoghi di lavoro e che ha portato, alla fine, a 42 denunce in Procura su 60 cave controllate.

Un impegno che ha messo insieme gli uffici di Firenze con Arpat e procure di Lucca e Massa Carrara. E’ stata una vera prova sul campo in particolare per l’agenzia ambientale che, proprio nei giorni scorsi, ha stilato la relazione sulla qualità della prestazione Arpat 2017 (approvato dalla giunta regionale con delibera 210 del 6 marzo); un capitolo è dedicato al Progetto speciale. In tutto sono state controllate 65 cave rispetto alle 60 preventivate (5 in più, quindi), di cui 60 completate e 5 ancora in corso, per complessivi 161 sopralluoghi sui 150 previsti nel preventivo.

Dai controlli sono emerse ben 42 notizie di reato inviate all’autorità giudiziaria, poi 43 sanzioni di natura amministrativa, 20 prescrizioni impartite e verificate, 9 lettere agli enti locali per i provvedimenti di competenza. Un sequestro effettuato. Sono entrate in servizio inoltre tutte le professionalità richieste dal Progetto speciale cave e concluse le attività di formazione.

A conclusione dell’anno è stata aggiudicata la gara per l’acquisizione dei fuoristrada che serviranno per i controlli e sono attualmente in fase di aggiudicazione le forniture hardware per elaborazione e gestione delle immagini satellitari e da drone.

Il progetto speciale riguarda anche il monitoraggio serrato delle acque (superficiali, 84 campioni di cui 54 su Massa e 30 su Lucca e Versilia; sotterranee 19 campioni, di cui 15 su Massa e 4 su Lucca e Versilia). Alla fine dell’anno, Arpat in collaborazione con carabinieri forestali e contributo degli uffici regionali ha predisposto le linee guida per il controllo delle cave e sulle potenziali buone pratiche (lavorative e tecnologiche) da mettere in campo per una gestione ambientalmente compatibile delle cave, che sono state presentate a Confindustria ed enti locali. Il documento attende ora una revisione in base alle osservazioni presentate.

Un progetto che punta a potenziarsi e qualificarsi, come previsto dal Piano attività di Arpat del 2018 adottato dal direttore generale dell’agenzia il 5 marzo.

«Il 2018 sarà caratterizzato dal proseguimento del controllo ambientale delle attività estrattive, finalizzato a migliorare la gestione ambientale delle cave riducendo, tra l’altro, l’inquinamento da marmettola sia nelle acque superficiali che in quelle sotterranee – scrive Arpat –. Il progetto prevede anche per il 2018 una forte collaborazione e coordinamento con i carabinieri forestali per controllare altre 60 cave. Proseguiranno le attività legate allo sviluppo della modellistica legata alla rilevazione del territorio, alla pronta individuazione di inquinamenti sulle acque, portando in sperimentazione l’integrazione tra controllo remoto e controllo in campo».

Ecco uno degli obiettivi principe per il 2018: definire, finalmente in maniera univoca, chi inquina con la marmettola «fornendo 10 elementi utili all’individuazione di responsabilità dell’inquinamento e alla conseguente attività di repressione. Saranno rese operative, in collaborazione con gli uffici regionali, le linee guida per la corretta gestione dei materiali e rifiuti in cava».