Un’immagine di Alberto Tonarelli. In alto, i soccorsi alla Campareccia poco dopo il dramma

di Andrea Luparia  E’ stata confermata anche dalla Corte di Cassazione la condanna a 6 anni di Alberto Tonarelli, l’uomo di 84 anni che il 19 luglio 2013 sparò al suo vicino di casa per una lite che durava da tempo. Usò una rivoltella che lui, ex guardia giurata, aveva il permesso di tenere nella sua casa di Campareccia: un 357 Magnum realizzata dalla Smith & Wesson. Un pistolone made in USA, per capirci. I giudici di primo e secondo grado l’hanno ritenuto colpevole di tentato omicidio: ad essere colpito da due proiettili era stato Ottavio Ciuffi. Che è vivo quasi per miracolo. La prima pallottola era “piena“ e lo colpì all’addome: la seconda, che gli venne esplosa in faccia da pochi metri di distanza, era “a pallini“. Gli devastò il volto. Tonarelli usava quel tipo di proiettili quando andava a caccia di vipere e altri rettili nei boschi sopra Antona e vicino a Camporeccia. Ora la battaglia legale è finita. L’unica domanda è se l’uomo andrà in carcere o meno. In teoria sì ma data l’età potrebbe anche restare chiuso in casa, ai domiciliari. A decidere ovviamente sarà la Procura della Repubblica: se però il Pm optasse per la detenzione in cella, è probabile che la difesa farà perno sull’età avanzata per chiedere un misura diversa. Si vedrà. Ma facciamo un minimo di storia. A dividere i due uomini, la classica “bega“ di vicinato, un albero sporgente a cavallo fra le due proprietà. Faceva ombra e forse dava noia: l’ennesimo motivo di contrasto unito a dissapori mai sopiti nel corso degli anni, come hanno raccontato i testimoni nel processo di primo grado davanti al collegio giudicante. La prima sentenza è del 2018 con pena dimezzata rispetto alle richieste (12 anni di reclusione) dell’allora Pm Roberta Moramarco. Il ferito si era costituito parte civile insieme a sua moglie. Entrambi sono stati rappresentati, con successo, in aula dall’avvocato Enzo Frediani. Durante il dibattimento un maresciallo dei Ris spiegò che Tonarelli aveva colpito Ciuffi con due colpi di pistola: un terzo colpo per fortuna non aveva colpito il bersaglio. "Quell’uomo è vivo per miracolo – aveva detto il sottufficiale in aula – il proiettile sparato all’addome da quella distanza (due metri) poteva uccidere: invece non ha colpito organi vitali". Tonarelli poi andò in casa dove venne raggiunto dai carabinieri. Era remissivo: "Ha ammesso le responsabilità - ricordò il comandante della stazione dei carabinieri". Tonarelli ha invocato la legittima difesa in quanto, a suo dire, sarebbe stato minacciato dal Ciuffi poco prima dell’episodio. Proprio Ciuffi ebbe pesanti ripercussioni nella vita di tutti i giorni e sul lavoro alla guida dell’azienda di famiglia, come ricordò in tribunale il figlio. Da quel giorno non è stato più lo stesso, a casa e sul lavoro.

Cronaca

di Andrea Luparia

E’ stata confermata anche dalla Corte di Cassazione la condanna a 6 anni di Alberto Tonarelli, l’uomo di 84 anni che il 19 luglio 2013 sparò al suo vicino di casa per una lite che durava da tempo. Usò una rivoltella che lui, ex guardia giurata, aveva il permesso di tenere nella sua casa di Campareccia: un 357 Magnum realizzata dalla Smith &amp; Wesson. Un pistolone made in USA, per capirci. I giudici di primo e secondo grado l’hanno ritenuto colpevole di tentato omicidio: ad essere colpito da due proiettili era stato Ottavio Ciuffi. Che è vivo quasi per miracolo. La prima pallottola era “piena“ e lo colpì all’addome: la seconda, che gli venne esplosa in faccia da pochi metri di distanza, era “a pallini“. Gli devastò il volto. Tonarelli usava quel tipo di proiettili quando andava a caccia di vipere e altri rettili nei boschi sopra Antona e vicino a Camporeccia. Ora la battaglia legale è finita. L’unica domanda è se l’uomo andrà in carcere o meno. In teoria sì ma data l’età potrebbe anche restare chiuso in casa, ai domiciliari. A decidere ovviamente sarà la Procura della Repubblica: se però il Pm optasse per la detenzione in cella, è probabile che la difesa farà perno sull’età avanzata per chiedere un misura diversa. Si vedrà. Ma facciamo un minimo di storia. A dividere i due uomini, la classica “bega“ di vicinato, un albero sporgente a cavallo fra le due proprietà. Faceva ombra e forse dava noia: l’ennesimo motivo di contrasto unito a dissapori mai sopiti nel corso degli anni, come hanno raccontato i testimoni nel processo di primo grado davanti al collegio giudicante. La prima sentenza è del 2018 con pena dimezzata rispetto alle richieste (12 anni di reclusione) dell’allora Pm Roberta Moramarco. Il ferito si era costituito parte civile insieme a sua moglie. Entrambi sono stati rappresentati, con successo, in aula dall’avvocato Enzo Frediani. Durante il dibattimento un maresciallo dei Ris spiegò che Tonarelli aveva colpito Ciuffi con due colpi di pistola: un terzo colpo per fortuna non aveva colpito il bersaglio. "Quell’uomo è vivo per miracolo – aveva detto il sottufficiale in aula – il proiettile sparato all’addome da quella distanza (due metri) poteva uccidere: invece non ha colpito organi vitali". Tonarelli poi andò in casa dove venne raggiunto dai carabinieri. Era remissivo: "Ha ammesso le responsabilità - ricordò il comandante della stazione dei carabinieri". Tonarelli ha invocato la legittima difesa in quanto, a suo dire, sarebbe stato minacciato dal Ciuffi poco prima dell’episodio. Proprio Ciuffi ebbe pesanti ripercussioni nella vita di tutti i giorni e sul lavoro alla guida dell’azienda di famiglia, come ricordò in tribunale il figlio. Da quel giorno non è stato più lo stesso, a casa e sul lavoro.

Condanna confermata in Cassazione  Tonarelli dovrà scontare sei anni    

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Condanna confermata in Cassazione Tonarelli dovrà scontare sei anni

Sparò al suo vicino in località Campareccia con una 357 Magnum in seguito a una lite per una pianta . L’accusa era tentato omicidio. Il ferito si era costituto, insieme alla moglie, parte civile nel processo

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