Comune ko in Tribunale Deve pagare la Serinper

Amministrazione condannata a saldare i conti per l’accoglienza di una bimba. La piccola inserita in una struttura di Aulla ma i genitori erano residenti a Massa

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Il Comune di Massa dovrà versare oltre 222mila euro alla Serinper, ora Levante, oltre agli interessi maturati e pagare pure le spese legali alla cooperativa. E’ la sentenza firmata nei giorni scorsi dal giudice Giovanni Maddaleni, che forse potrebbe mettere la parola fine a un contenzioso che si trascina da quasi 7 anni. E’ una storia che racconta la vita non facile di una ragazzina che il tribunale allontana dalla famiglia per cercare di darle un futuro più sereno. Inizia però un calvario che la porta da un servizio sociale all’altro. Fino al 2014 quando il Comune di Massa, dove era residente la madre, dando atto di avere "elaborato un progetto a tutela" che prevedeva "l’inserimento in una struttura educativa del territorio", ne disponeva il trasferimento a ‘I Numeri Primi’ di Aulla. La cooperativa segue la ragazza e se ne fa carico. Tocca però ai Comuni pagare parte della retta, come previsto dalla norma.

E qui arriva il contenzioso. Il primo percorso assistenziale era iniziato qualche anno prima, quando era residente nel Comune di Carrara. All’epoca però non era affidata alla Serinper. A ogni modo la cooperativa chiede in prima battuta le somme a Carrara che non paga. A quel punto inizia il percorso legale per ottenere il dovuto ma il tribunale ne aveva respinto la domanda. Perché? Al momento dell’inserimento della minore nella comunità di Aulla i genitori erano residenti a Massa e spettava a questa giunta pagare l’accoglienza.

Fallito il tentativo di conciliazione all’ordine degli avvocati proposto da Serinper, era arrivato un decreto ingiuntivo del tribunale contro cui il Comune aveva fatto ricorso. A maggio la sentenza con cui il giudice ha dato ragione alla cooperativa e a Carrara. Attenzione, però, perché quella sentenza, pur passata in giudicato, non poteva essere impugnata da Massa in quanto il Comune non era stato chiamato in causa. L’amministrazione massese intanto aveva proposto un nuovo ricorso al tribunale di Massa, nel 2019, contro il decreto di ingiunzione emesso dal giudice monocratico che ingiungeva al Comune il pagamento, anche per entrare nel merito.

Il procedimento ha ripercorso le tappe della vicenda andando a dettagliare anno per anno la residenza della minorenne e della madre, perché è questa a determinare chi deve pagare la retta di parte pubblica. E all’epoca dell’inserimento ai Numeri primi la residenza della madre era a Massa. L’unica vittoria per il Comune è stata ottenere l’annullamento del decreto del 2019 : la somma era sbagliata, più alta di 496,86 euro, andando a pagare quindi 222.482 più spese legali e accessorie. Somme previste come debito fuori bilancio.