Cave morose, il Tar le bacchetta Respinto il ricorso della Mega stone

Nuova guerra con il Comune: "Leggittima la sospensione dell’escavazione voluta da piazza Due Giugno"

Immagine di repertorio

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di Claudio Laudanna

Cava morosa: nuovo round al Comune. Il Tar certifica la correttezza del provvedimento di sospensione dell‘escavazione a carico della ditta Mega Stone factory. Quest‘ultima lo scorso dicembre si è vista recapitare, assieme ad altre tre ditte, un provvedimento del dirigente al Marmo Giuseppe Bruschi che fermava l‘attività nella Querciola a causa del mancato pagamento del contributo di estrazione. Un debito che palazzo civico stima in quasi tre milioni accumulato dal 2016. Contro questo provvedimento la Msf si è già vista respingere un primo ricorso al tribunale amministrativo che lo scorso febbraio ha sancito la bontà della scelta del Comune perché "assunto nel rispetto della legge regionale". Nella nuova causa, la ditta chiedeva l‘annullamento della determina perché, a suo dire, la sospensione dell‘attività estrattiva sarebbe solo una sanzione accessoria e le sarebbe stata comminata senza che le venisse garantito il diritto di "non subirne l’esecuzione fino alla scadenza del termine per proporre opposizione". Il Comune ha risposto ricordando come "la società ricorrente non solo ha un ingente debito, di oltre 2 milioni di euro oltre sanzioni e interessi, ma ha avanzato domanda di pagamento dilazionato, che non è tuttavia andata a buon fine". Considerazioni che hanno portato i giudici amministrativi a respingere il ricorso e a condannare la Msf al pagamento delle spese processuali. Non è stata però questa l‘unica sentenza su questa vicenda emessa dal Tar. I giudici fiorentini sempre in questi giorni hanno dichiarato inammissibili "per difetto di giurisdizione a favore del giudice ordinario" altri due ricorsi della Msf che chiedevano l‘annullamento di altrettante determine del settore marmo che fissavano i parametri per stabilire il canone di concessione nei biennio 2018-19 e 2020-21. La prima risale ad aprile 2018 e riguarda la determinazione del canone di concessione degli agri per il biennio 2018-19, la successiva è invece dello scorso agosto e approva le schede merceologiche dei vari materiali da taglio. Diversi gli appunti che i legali della società in questi due ricorsi avanzavano al Comune. Nel 2018, in particolare, palazzo civico aveva stabilito in 130,60 il valore medio del marmo estratto a cava Querciola, una stima che la Msf ha deciso di non riconoscere perché definita "senza contraddittorio". Secondo la società, d‘altronde, la cifra giusta sarebbe stata di 48,70 euro la tonnellata e proprio su questa cifra è ancora pendente una causa al tribunale di Massa. Tra invece i vari elementi di criticità messi in luce dalla ditta nel secondo ricorso c‘è anche quello secondo il quale la cava 147 non sarebbe, come stabilito invece dal Comune, formata al 100 per cento da agri marmiferi.