"Cavatori stipati in jeep e mense"

Fillea contesta che al monte non vengano sempre rispettate le norme sulle sicurezza dei lavoratori

Cava di marmo

Cava di marmo

Carrara, 11 marzo 2020 - Paura del contagio fra i lavoratori del marmo. Chi va alle cave ogni mattina lamenta il rischio di essere contagiato dal momento che non è messo in condizione di ottemperare alle distanze di un metro previste dal decreto ministeriale. A denunciare lo stato dei lavoratori del marmo è il segretario provinciale della Fillea Cgil Leonardo Quadrelli: "In particolare – sostiene il sindacalista – le situazioni più critiche sono sull’accesso in cava su jeep quasi sempre zeppe di lavoratori. Senza contare lo stazionamento in capanne o spogliatoi angusti e refettori o mense dove consumare il pasto troppo stretti rispetto al numero dei lavoratori presenti".

Pertanto Fillea invita le aziende ad avere più sensibilità riorganizzando il lavoro nel rispetto della sicurezza e per consentire sempre la distanza di un metro imposta dal decreto. "Questo soprattutto – insiste Quadrelli – bisogna fare per evitare il diffondersi del contagio. Quindi invitiamo i rappresentanti dei datori di lavoro e l’Asl a concordare soluzioni per superare queste le problematiche». Fra le soluzioni la Fillea suggerisce l’obbligo ad accedere in cava, alle mense e spogliatoi a turni e a far sanificare giornalmente i locali da aziende specializzate. «Non siamo d’accordo – prosegue – a interrompere il diritto e il servizio mensa consegnando un panino ai lavoratori, come qualcuno vocifera. Non si risolve così il problema; casomai sarebbe meglio rimodulare o ridurre in un unico turno l’orario di lavoro previo accordo aziendale. Siamo un paese in emergenza sanitaria e dobbiamo adottare misure anche a discapito della produzione per salvaguardare la salute di tutti noi e dei nostri cari".

Le criticità delle nuove disposizioni del Governo vengono sottolineate anche dai tre segretari confederali, Paolo Gozzani Cgil, Andrea Figaia Cisl, Franco Borghini Uil, i quali in una nota ricordano come "moltissimi lavoratori debbano far fronte alle scadenze, ai mutui, agli affitti, ai prestiti, alle bollette e chiedono come può essere garantito il sostegno al reddito, soprattutto in un territorio come il nostro che ha una situazione già di per sé gravissima con disoccupati, cassintegrati, lavoratori precari, partite Iva, interinali e lavoro povero anche per molti dipendenti. Oltre a tener conto del lavoro degli artigiani e dei commercianti. Inoltre abbiamo ricevuto tanta preoccupazione dai lavoratori perché spesso le aziende non rispettano alla lettera le misure di sicurezza predisposte dal Governo. Non è pertanto tollerabile che si chieda a chi lavora deroghe o altro e vigileremo con attenzione segnalando ogni inadempienza alle autorità preposte. Le aziende hanno l’obbligo e il dovere di mettere i lavoratori in condizioni di lavorare in sicurezza".

"Le aziende che non sono in grado di garantire la sicurezza, devono ridurre o sospendere la produzione. Chiederemo incontri in tutte le aziende in cui siamo rappresentativi per modulare l’organizzazione del lavoro attivando gli ammortizzatori sociali e mettendo a disposizione tutti gli strumenti contrattuali e legislativi per salvaguardare la sicurezza nel rispetto delle indicazioni emanate dalle autorità pubbliche. Noi siamo a disposizione ritenendo necessario svolgere come sempre il nostro ruolo, di responsabilità non creando problemi alle attività aziendali, ma dando la possibilità ai dipendenti di tutelare la propria salute nell’intento di contribuire solidaristicamente alla sconfitta del virus".