Castel dell’Aquila apre il forziere Una mostra con i tesori del maniero

Accordo tra Sovrintendenza, custode della vendita e Comune per esporre i reperti nel Museo di San Giovanni

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Il Castello dell’Aquila, superbo maniero da secoli a guardia della Valle dell’Aulella, continua a regalare sorprese. In questi giorni, terminate le procedure per la sua liberazione in previsione dell’asta, c’è stata un’intesa fra il custode alla vendita, la Sovrintendenza alle Belle Arti e il Comune di Fivizzano per la conservazione degli antichi reperti e delle opere d’arte nel Museo di San Giovanni dove, appena possibile, saranno protagonisti di una mostra.

"Un incontro molto proficuo, all’insegna del raziocinio – spiega Giovanni Poleschi, vicesindaco di Fivizzano, impegnato insieme al sindaco Gianluigi Giannetti – La sensibilità dell’avvocato Anna Maria Giannecchini, custode delegato alla vendita del Castello da parte del Tribunale di Massa, e la disponibilità di Marta Colombo, responsabile dei beni archeologici per la Sovrintendenza di Lucca e Massa-Carrara, sono state determinanti per far sì che fosse accettata la proposta del Comune, tesa a conservare in sicurezza per un determinato periodo, i vari reperti. Saranno esposti in una mostra curata dall’assessore Francesca Nobili".

Quali tesori conserva il castello dell’Aquila?

"Vari oggetti, per lo più ceramiche medievali appartenute ai Malaspina del ramo dello Spino Fiorito e ad alcuni componenti delle famiglie nobiliari degli Orsini e Soderini – spiega Poleschi – , persone di rango che a vario titolo hanno vissuto nel Castello nei secoli passati". Ci sono poi alcune chiavi molto antiche che aprivano le vaie porte del Castel dell’Aquila nell’antichità. "La loro è una lunga storia, molto travagliata – dice il vice sindaco – posso assicurare che se quelle chiavi potessero parlare, ne avrebbero da raccontare sugli eventi drammatici accaduti fra quelle mura... Basta pensare che durante l’ultimo conflitto mondiale il maniero ospitava la sede della Kommandantur Germanica, il Comando tedesco della Valle del Lucido dove, nell’estate del 1944, le truppe naziste trucidarono fra Gragnola, Piandimolino e Vinca, centinaia di persone inermi. Nei convulsi giorni precedenti la partenza dei soldati tedeschi, l’ufficiale che comandava il presidio, dopo avere chiuso le porte del Castello, le consegnò al parroco.

Fra i vari reperti che saranno oggetto della mostra c’è anche una statua in marmo molto particolare, finemente lavorata che si ricorda sia stata sempre nel Castello: rappresenta Santa Maria Egiziaca, una donna che esercitava il mestiere più antico del mondo e che, pentita, si ritirò a vivere in povertà e miseria come un eremita in una landa desertica pregando per le meretrici. E’ conosciuta anche come la Santa Nuda, vestita con i suoi capelli". E’ la Santa Protettrice delle prostitute, che si festeggia il 1° aprile, e la sua statua è ancora dell’ex proprietaria del castello. Saranno dunque le ben sorvegliate sale del Museo di San Giovanni ad accogliere, per un periodo di tempo concordato, questi preziosi cimeli provenienti dal maniero di Gragnola. E, proprio accanto, c’è il Convento degli Agostiniani. L’antica struttura negli anni Ottanta divenne la prima sede dell’allora Comunità Montana della Lunigiana, poi ristrutturato e messo in vendita senza successo da alcune amministrazioni Comunali, negli ultimi tempi aveva accolto molti profughi africani poi trasferiti, infine trasformato in nell’ostello che d’estate ospita anche centinaia di studenti provenienti dal Belgio. Nelle cripte dell’antico Convento ci sono ora le spoglie di 300 monaci durante i lavori di scavo per la ricostruzione della confinante ex chiesa di San Giovanni distrutta dal disastroso terremoto del 1920. "Vennero rinvenuti anche degli ori – precisa il vicesindaco Poleschi- soprattutto anelli, oggi di proprietà dello Stato e ben conservati in cassaforte. Per la prima volta saranno esposti nella stessa mostra dei reperti provenienti dal Castello dell’Aquila. Dobbiamo ringraziare la dottoressa Girardin, che ha fatto risorgere dall’oblio e dal degrado uno dei manieri più belli e importanti del territorio. Sta ora a noi continuare a valorizzare questa straordinaria opera di architettura trecentesca, certi che tornerà a svolgere l’importante funzione dell’accoglienza turistica".

Roberto Oligeri