Anoressia, la storia di Serena: "Ridotta a 38 chili, a un passo dalla morte"

La testimonianza: quattordici anni di calvario

Storia di una ragazza

Storia di una ragazza

Carrara, 16 marzo 2015 - «PESAVO 38 chili. Ero a un passo dalla morte e non ne volevo sapere di tornare indietro. Se non ci fosse stata la mia famiglia adesso non sarei qui». Un calvario durato 14 anni. Il racconto di Serena Barsottelli è denso di emozione, rabbia, rassegnazione e speranza. La 30enne scrittrice originaria di Viareggio che ha accettato di raccontare la sua testimonianza con una malattia a tutti gli effetti mentali, l’anoressia, oggi sta meglio. Da 3 anni ha ripreso la guida della sua vita e ieri in biblioteca civica di piazza D’Armi ha raccontato il suo passato fatto di conflitto esistenziale con il cibo, di una battaglia con l’alimentazione, usata come valvola di sfogo per le sue paure, ansie, sogni.

BARSOTTELLI è intervenuta al termine della mattinata organizzata dall’associazione Acca della presidentessa Rosanna Viaggi, in occasione della quarta giornata nazionale del fiocchetto lilla dal titolo «Disturbi alimentari? Parliamone insieme». In tutta Italia le associazioni che trattano questi temi delicati, come anoressia e bulimia, si sono riunite ieri sotto un unico evento, con la speranza di sensibilizzare la società per iniziare a dialogare di un disturbo che ancora viene ignorato. Barsottelli è stata coadiuvata nel raccontare la sua storia dalla psicologa Marina Lenzoni.

«TUTTO è iniziato quando avevo 13 anni – racconta serena –. La molla che ha attivato l’anoressia è stato un problema che aveva mio padre, guarda caso, con l’alimentazione. Una malattia rara che porta a ingrassare senza controllo. Non so come mai, ma in me è nata l’idea che fosse ereditaria e ho iniziato ad avere un rapporto ossessivo con il cibo e con il peso. Questo si è poi esteso in un’ansia generalizzata che si acutizzava nelle mie sfide quotidiane, dalla maturità agli esami universitari. Dovevo sempre dare il massimo e se non lo ottenevo era una tragedia. Quindi non era certo solo per un fattore estetico.Tutto questo si ripercuoteva sul cibo: ai miei dicevo che andava a mangiare a casa di amici e a loro raccontavo di aver già cenato. Mi ero confidata con mia nonna del mio problema e con un’amica che, tragicamente, condivideva con me gli stessi problemi con il cibo. Ci sostenevamo a vicenda. Avevo fame ma non mangiavo, non me lo permettevo. Quando i miei si sono accorti del mio problema mi hanno detto chiaramente: o ti rialzi o ti portiamo in clinica. Ricordo come ora un pasto: un uovo sodo che cercavo di limare per mangiarne di meno».

ORA SERENA sta meglio ed ha scritto in due libri, «Voracemente» e «D’amore, morte e altri miti», la sua storia. Cosa l’ha portata a esporsi, a raccontare al mondo la sua storia? «Mi sento in debito con il karma. Devo rendere partecipi anche gli altri della mia esperienza, con quella che ormai è diventata una silenziosa convivente, a cui oggi non do più ascolto». Sono intervenuti Andrea Rosignoli, Alessandro Drago e Sabrina Imbriaco, oltre all’assessore al Sociale Giuseppina Andreazzoli.

Alfredo Marchetti