Carabinieri, abusi in caserma: un altro arresto. In un bar disse: "Faccio una strage"

Il militare in forza alla caserma di Licciana Nardi inizialmente era indagato a piede libero

Le indagini sul giallo di Vanzaghello sono affidate ai carabinieri

Le indagini sul giallo di Vanzaghello sono affidate ai carabinieri

Massa, 22 gennaio 2018 - Un altro carabiniere, tra quelli indagati dalla procura di Massa Carrara nell'ambito dell'inchiesta sui presunti abusi nelle caserme della Lunigiana, è stato raggiunto da una misura di custodia cautelare ai domiciliari, con braccialetto elettronico, emessa dal gip lo scorso 17 gennaio. Lo rende noto il procuratore capo di Massa Carrara, Aldo Giubilaro, spiegando che la procura aveva chiesto, il 23 novembre scorso, la custodia in carcere.

Il carabiniere è un appuntato in forze alla caserma di Licciana Nardi: inizialmente era solo indagato per le ipotesi di detenzione illegale di armi, minacce e rivelazione di segreti d''ufficio. In una nota, il procuratore spiega ancora che l'evolversi dell'inchiesta avrebbe portato a un cambiamento del quadro probatorio e la procura ha per questo chiesto la misura cautelare. Da quanto si apprende, il militare finito ai domiciliari, in un'intercettazione ambientale in un bar, rivolgendosi agli avventori marocchini, li avrebbe minacciati, "sostenendo che avrebbe preso un kalashnikov e avrebbe fatto una strage".

L'inchiesta, a giugno, aveva portato all'arresto di altri 4 carabinieri, uno dei quali in carcere e tre ai domiciliari, e al divieto di dimora per altri 4 militari. In totale sono 37 i carabinieri indagati, per ipotesi di reati che vanno dalle lesioni a un presunto caso di violenza sessuale, minacce, abuso d'atti d'ufficio falso e favoreggiamento.

Nella nota diramata oggi, il capo della procura di Massa, esprime rammarico "per l'adozione di una misura nei confronti di un ulteriore carabiniere", e ribadisce l'apprezzamento suo e dei magistrati dell'ufficio "per la più che encomiabile attività svolta quotidianamente dai militari dell'Arma a tutela della vita, dell'incolumità e della sicurezza di tutti, anche a costo di rischi e sacrifici personali", ma evidenzia "l'inderogabile necessità in uno Stato di diritto di procedere nei confronti di chiunque risulti responsabile di fatti penalmente rilevanti a prescindere dalla pur lodevole attività normalmente svolta da militari dell'Arma dei carabinieri compresi, non essendo consentito che la sola appartenenza a questo meritevole e glorioso corpo renda immuni da ogni responsabilità e metta al riparo dal subire indagini".

Giubilaro sottolinea poi che si tratta di indagini, "nel caso dei singoli e ben individuati carabinieri della Lunigiana, che hanno portato all'acquisizione di elementi di prova ritenuti fondati - con riguardo a tutti gli indagati e alla posizione di uno di loro - oltre che dal giudice per le indagini preliminari, che ha disposto le misure, anche da tre altri del tribunale del riesame di Genova e persino dai cinque della Corte di Cassazione".