Suicidio assistito, Welby e Cappato indagati a Massa

Dopo la loro autodenuncia per aver aiutato il 53enne Davide Trentini, che aveva scelto il suicidio assistito in Svizzera

Mina Welby e Marco Cappato (Nizza)

Mina Welby e Marco Cappato (Nizza)

Massa, 14 aprile 2017 - Mina Welby e Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Massa per il reato di istigazione o aiuto al suicidio, in relazione alla morte di Davide Trentini,  il 53enne  malato di sclerosi multipla, deceduto il 13 aprile in Svizzera dove era stato accompagnato dalla Welby per ottenere il suicidio assistito.

Lo ha reso noto il procuratore capo di Massa Aldo Giubilaro spiegando che l'iscrizione è avvenuta a seguito dell'autodenuncia di Welby e Cappato.

"Siamo obbligati a trattare la morte di Davide Trentini come un affare di giustizia; nessuna valutazione religiosa, politica o morale. Nessuna opera innovativa. Abbiamo aperto un fascicolo e procederemo, come vuole la legge, secondo l'articolo 580 del codice penale". Queste le parole del procuratore Giubilaro.

"Gli indagati sono due - spiega Giubilaro - ma siamo in fase di indagine, ascolteremo altre persone e il numero degli indagati potrebbe aumentare, come diminuire, se non trovassimo riscontri".

Nei prossimi giorni potrebbe essere ascoltata proprio la madre di Davide Trentini: fu lei a scrivere la prima email a Marco Cappato per chiedere aiuto per il figlio, che voleva morire il prima possibile, soffrendo pene e dolori atroci. La famiglia Trentini chiese all'associazione di Cappato e Welby anche un supporto economico per far fronte alle spese della clinica Svizzera, dove Davide è stato accompagnato il 13 aprile e dove si è iniettato la flebo letale. Il giorno dopo la morte di Trentini, Welby e Cappato andarono a Massa per autodenunciarsi ai carabinieri di Massa.