"C’è ancora tanto da fare In famiglia e sul lavoro"

La consigliera di parità della Provincia Dania Tazzini parla delle politiche di genere "Nulla cambierà finchè resisteranno nel contesto sociale certi modelli obsoleti"

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"Di politiche di genere si deve parlare sempre e non soltanto l’otto marzo". Lo afferma l’avvocato Diana Tazzini, da qualche giorno nominata consigliera di parità provinciale. E lo fa attraverso una nota della Provincia. "Il mio ruolo in qualità di consigliera di parità della Provincia – spiega – è quello di garantire l’ordinato funzionamento delle politiche del lavoro. Mi piace questa definizione che ho dato al mio ruolo, ordinato perché nell’ordine vi è armonia e l’armonia la si raggiunge in un clima di cooperazione e serenità. Il lavoro è, insieme a quello familiare, il luogo dove si trascorre il numero maggiore di ore, quello nel quale si investe in termini di tempo e sacrifici scolastici, quello che dovrebbe creare le basi per l’indipendenza economica prima dal nucleo familiare di origine e poi da quello eventuale e costruito col partner. Tutto vero ma l’Italia è in ritardo non tanto e non solo nelle politiche di genere in ambito del lavoro, lo è proprio nel contesto sociale permeato da modelli ormai obsoleti, da estirpare".

"Solitamente quando si parla di politiche di genere si tende a voler differenziare tempi di vita tipicamente maschili da quelli femminili, ma questo stesso incipit è il problema di fondo da combattere perché in sé nasconde un gap di genere. Nasconde quell’idea subdola e taciuta, ma mai dimenticata, per cui il figlio sia della donna, la casa sia della donna, la cura degli anziani sia della donna. Nasconde quell’idea per cui una donna è un po’ meno donna se non ha marito o figli. Senza questo cambiamento le migliori politiche non argineranno il problema italiano".

Dania Tazzini affronta anche la la pandemia e le gravi ripercussioni che sta avendo sull’universo femminile. "La pandemia – afferma – ci ha consegnato dei numeri abnormi, il 98% di chi ha perso il lavoro durante il periodo Covid è donna, e francamente questo dato si colloca all’interno di un sistema già di suo in difficoltà. L’occupazione femminile è il 18% in meno di quella maschile. La percentuale di lavoro part-time è del 73,2% di questo ben il 60,4% non è volontario. La differenza di retribuzione a parità di ruolo è del 25 %, ovvero le donne guadagnano il 25% in meno dei loro colleghi di pari livello. Di fronte a questi numeri si deve fare uno sforzo. Ben vengano le dichiarazioni della ministra Elena Bonetti che ci ricorda come l’antidoto a tutto questo stia nell’incentivare l’ingresso nel mondo del lavoro attraverso nuovi modelli di welfare. Maria Cecilia Guerra, sottosegretaria all’Economia durante il governo Conte, aveva dato due “ricette” che io condivido in toto. Una politica di trasparenza retributiva tendente ad arginare il gap con gli uomini e un sistema di potenziamento dei servizi piuttosto che sgravi che rischiano di nuocere ancora di più alle donne".