Bolletta schizzata in alto "Da 800 a 2500 euro"

’Ricette mediterranee’ fa i conti con il caro-energia: "Investimenti rallentati". Rispetto allo scorso luglio triplicato il costo: "Così è difficile andare avanti"

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di Alfredo Marchetti

Un’eccellenza apuana duramente colpita dal caro energia. Schizzata alle stelle la bolletta di luglio: "Si è passati da 800 euro del 2021 a 2500 euro di quest’anno: com’è possibile lavorare in questo modo?". Lo racconta Pietro Chioni (nella foto), uno dei due soci di ’Ricette italiane’, azienda carrarina che si occupa di realizzare salse dal sapore tricolore come il pesto alla genovese o fresche di noci, destinate al mercato della grande distribuzione come i supermercati. Con lui Carlo Zoppi e altri quattro dipendenti a tempo indeterminato. "Chi se ne va da noi lo fa soltanto perché ha trovato di meglio: noi non mandiamo via nessuno" scherza Chioni, come a voler ribadire che la sua azienda è sana e competitiva sul mercato, con un fatturato di circa un milione e 200mila euro (il pesto alla genovese è il prodotto più venduto). Oggi però l’impresa ha dovuto fare i conti con bollette stratosferiche i cui effetti si vedono ora, ma soprattutto minano il futuro, rallentando gli investimenti.

"Nel 2007 – racconta – abbiamo installato un impianto fotovoltaico: fummo premiati come prima azienda in provincia ad averlo installato. Un terzo dell’energia che consumiamo viene dal fotovoltaico. Il resto lo prendiamo dall’Enel: la bolletta di luglio è stata una mazzata. E meno male che abbiamo il fotovoltaico perché da 800 euro siamo passati a 2500 euro. Lo scorso anno abbiamo pagato 4mila euro totali di energia, quest’anno siamo già a 9mila euro e l’anno deve ancora finire".

Pagare una bolletta più alta significa alzare il prezzo del prodotto che si produce, a sua volta aumentato perché le materie prime diventano più costose. Il cliente però, anche lui alle prese con le sue beghe energetiche, ci pensa due volte ad acquistare un bene aumentato: un cane che si morde la coda. Chioni analizza questo aumento dei prezzi: "Non è nemmeno la minima parte dei costi reali delle aziende. Faccio un esempio: dopo il Covid c’è ora la crisi energetica. Se avessi dovuto rincarare sul prodotto tutti i costi, avrei dovuto aumentare il prezzo del 40 per cento. Gli aumenti sono stati niente rispetto al vero costo che hanno le aziende. Noi ad esempio abbiamo aumentato del 5 per cento, anche perché mi viene da pensare: il cliente che si trova un prezzo maggiorato di molto, perché dovrebbe comprare il nostro prodotto? Non siamo un bene di prima necessità, se usassimo questa politica andremmo a danneggiare soprattutto noi stessi".

"Inevitabilmente però – prosegue –ci troviamo a farci i conti in tasca, rallentando gli investimenti. Avevamo fatto un progetto da 100mila euro per i macchinari quest’anno, senza parlare di aumentare il fotovoltaico con una pensilina nel nostro parcheggio al costo di 50mila euro che la precedente amministrazione non ci ha permesso di effettuare. Il prossimo anno non credo che potremo fare le stesse azioni d’investimento perché sarà già tanto se andremo in pari con entrate e uscite".

Un rincaro energetico che si riverbera anche sull’aspetto occupazionale: "Le aziende saranno costrette a rallentare anche le assunzioni. L’utile della nostra impresa veniva completamente riutilizzato per ’aggiornarci’, il prossimo anno non so se lo faremo. Altre aziende non assumeranno perché inevitabilmente dovranno stare in piedi. Ma lo capisco, in quale modo dovranno affrontare questa crisi. Ma il bello deve ancora venire"