“BioCardioLab“, scienziati in aiuto del cuore

Viaggio fra i giovani ricercatori del centro di bioingegneria dell’Opa, dove le tecnologie più avanzate si pongono al servizio della medicina

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“La ricerca che cura“. Non può esistere uno slogan migliore per il “BioCardioLab“, il laboratorio scientifico dell’Ospedale del cuore di Massa. Una realtà all’avanguardia dove giovani dottorandi e ricercatori lavorano allo sviluppo e alla progettazione dei più avanzati sistemi di ingegneria applicata alla medicina cardiovascolare. Un centro di ricerca che rappresenta un unicum a livello nazionale, essendo incardinato all’interno di un istituto ospedaliero. Seduti al computer o in piedi di fronte ai macchinari di bioingegneria, il gruppo di studiosi cerca ogni giorno di rendere la missione dei clinici più efficiente e di successo. Qui si effettuano analisi delle immagini, simulazioni e planning degli interventi, stampe 3D di modellini di cuore in plastica. E sopratutto si collabora con i medici nella ricerca delle soluzioni migliori per i pazienti e le loro esigenze.

Responsabile della struttura è Simona Celi, 44 anni, scienziata dall’incontenibile passione e dalla grande creatività. Dopo la laurea in ingegneria meccanica a Pisa, decide di specializzarsi nel settore dei tessuti biologici. Quindi ottiene il dottorato di ricerca in meccanica dei materiali, sempre a Pisa, e diventa ricercatrice per l’Istituto di fisiologia clinica e la Scuola Sant’Anna. Nel 2008, dopo aver fondato autonomamente un piccolo laboratorio di ricerca, invia una serie di volantini informativi nei maggiori centri del settore. Uno di questi finisce sulla scrivania del dottor Sergio Berti, che ne coglie le potenzialità e la chiama alla Fondazione Monasterio. Nel 2013, quindi, l’assunzione. Oggi Celi è l’anima del “BioCardioLab“ e coordina i nove studiosi che attualmente abitano i suoi spazi: otto ingegneri, di cui due meccanici e sei biomedici, e un fisico. Otto sono dottorandi, uno è un laureando. "La forza dell’Opa e del nostro centro – spiega la responsabile – è la grande sinergia fra medici e ingegneri, e quindi la possibilità di confrontarsi continuamente sugli sviluppi e i punti di contatto delle varie discipline, tutte poste al servizio del paziente. Lavorando in una realtà ospedaliera, i giovani hanno la possibilità di verificare puntualmente l’uso e l’utilità delle loro invenzioni. Inoltre – continua Simona Celi – il clima che si respira nelle nostre stanze è di grande collaborazione e impegno: tutti sono entusiasti di poter rispondere con i loro strumenti alle domande della medicina".

Il centro ospita anche alcuni dottorandi vincitori del progetto europeo Marie Curie, come Francesco Bardi, 26 anni, laureato a Milano e specializzato a Losanna. Nell’ambito del piano “MeDiTATe“, Bardi studia la prevenzione e il trattamento degli aneurismi ortici. Maria Nicole Antonuccio, dottoranda Marie Curie anche lei, si occupa in particolare degli aneurismi dell’aorta addominale e di analisi non invasiva tramite ultrasuoni. È nato a Massa Emanuele Vignali: laureato in ingegneria biomedica a Pisa, lavora per il centro dal 2016, occupandosi di simulazioni e banchi di prova. Benigno Marcofanni, invece, è di Gela ed è qui dal 2017: sta curando un progetto sulle proprietà meccaniche di grandi vasi affetti da patologie. Katia Capellini, spezzina, lavora alla ricostruzione virtuale e alla stampa 3D di modellini cardiovascolari. E poi ci sono Emanuele Gasparotti, Simone Garzia e Stefano Quartieri, giovani selezionati per affidabilità e competenza e capaci di potenziare l’Opa con la forza della scienza e della collaborazione. Ma il centro è molto richiesto anche dai laureandi: ogni anno sono almeno 25 gli studenti universitari che scelgono questa sede per la loro tesi, riuscendo a coniugare teoria e pratica in un modo difficilmente replicabile altrove. Intorno al letto del paziente – era del resto l’idea del professor Luigi Donato, fondatore della Fondazione Monasterio – deve esserci una squadra di sanitari, certo, ma anche di tecnici, ingegneri, informatici, fisici. Solo così la medicina può raggiungere i migliori risultati possibili, e trasformarsi in un’eccellenza come l’Ospedale del cuore.

Giovanni Landi