"Aumenti record e speculazioni: così chiudiamo"

Il grido d’allarme dei panificatori massesi, che chiedono aiuto "a chi ci rappresenta prima che da governare ci siano solo disoccupati"

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Il grido d’allarme delle categorie è trasversale, fatto di realtà piccole e meno piccole che resistono giorno dopo giorno mettendosi alla prova degli eventi. Che sempre più si riverberano sul futuro delle loro stessa esistenza. Accade anche per i panificatori, mestiere nobile e antico, che fa i conti con disagi sempre più grandi. "Un anno fa, prima che esplodesse il conflitto in Ucraina, l’aumento delle tariffe destava già grande preoccupazione, ma si è vissuto sperando si trattasse di un periodo transitorio da cui, come al solito, si sarebbe riusciti a uscire – spiegano i panificatori massesi – Invece i costi delle utenze, i prezzi di carburanti e beni essenziali come gli alimentari, stanno subendo aumenti mai visti prima. Questo incedere non è sempre giustificato dall’aumento delle materie prime, spesso siamo davanti a fenomeni speculativi".

"Si rende pertanto necessario garantire impegni e strumenti di contrasto al preoccupante fenomeno che coinvolge tutti i consumatori, soggetti più deboli come lavoratori dipendenti e pensionati, imprenditori – sottolinea la categoria – Gli enti locali possono e devono intervenire per le competenze che li caratterizzano. La mancata libera circolazione dei beni di prima necessità, come ad esempio il grano, è dovuta anche ad una guerra che sta coinvolgendo il mondo intero. Fattori che richiedono un intervento immediato per tutelare imprese e consumatori, si corre il serio rischio di mettere trasversalmente in crisi il tessuto imprenditoriale locale".

"Stiamo assistendo ad aumenti allarmanti che potrebbero nelle settimane a venire rendere proibitivo il proseguo delle attività, con drammatiche ripercussioni sulla comunità. Il nostro comparto chiede un tempestivo intervento delle istituzioni per porre un freno alle incertezze e ai disagi del momento – concludono – Stiamo sostenendo costi di gestione ben fuori portata, che in assenza di procedimenti urgenti del governo potrebbero portarci a valutare l’ipotesi di una chiusura delle attività. Altri aumenti risulterebbero insostenibili anche per i cittadini, la cui capacità di spesa non va di pari passo con l’aumento dei prezzi. Tutto ciò obbliga chi ci rappresenta e amministra a fare qualcosa o si arriverà a governare solo disoccupati e falliti".