Dipendenti assenteisti, i primi indagati davanti al pm. Ma restano in silenzio

Gli indagati in tutto sono 70. Si assentavano senza giustificazione dai luoghi di lavoro, spesso più volte nell'arco della stessa giornata / VIDEO / FOTO

Dovevano essere al lavoro e invece lasciavano indisturbati l'ufficio

Dovevano essere al lavoro e invece lasciavano indisturbati l'ufficio

Massa Carrara, 7 settembre 2018 - Dopo la bufera che ha sconvolto ieri un intera città, oggi è stato il giorno dei primi interrogatori di garanzia per i dipendenti pubblici di Massa (Massa Carrara) coinvolti nell'inchiesta sull'assenteismo alla Provincia e al Genio civile di Massa che ha portato all'esecuzione di 26 misure agli arresti domiciliari, tra impiegati e funzionari della Provincia (8) e del Genio civile (18), e di tre divieti di dimora: in totale gli indagati sono 70. Davanti al gip Alessandro Trinci, secondo quanto emerso, i primi indagati interrogati si sono però avvalsi della facoltà di non rispondere. L'inchiesta, condotta dalla procura e dai carabinieri di Massa, avrebbe documentato attraverso migliaia di filmati, realizzati con telecamere sparse negli enti e per la città, i casi di assenteismo.

PER I DIPENDENTI DELLA REGIONE SCATTERA' IL LICENZIAMENTO 

Dovevano essere al lavoro e invece lasciavano indisturbati l'ufficio per dedicarsi alle loro faccende private (il video):

Dovevano essere al lavoro e invece lasciavano indisturbati l'ufficio
Dovevano essere al lavoro e invece lasciavano indisturbati l'ufficio

La loro posizione è grave per alcune concause. Lo scorso anno una «fuga di notizie» rivelò che sul portone di Palazzo Ducale c’era una telecamera che rivelava il via-vai delle persone. Gran parte degli assenteisti capì che era giunto il momento di guadagnarsi lo stipendio. E iniziò a lavorare. Questi sono gli indagati.

Ma gli altri, secondo l'ipotesi accusatoria, continuarono a fare quello che facevano, magari prendendo qualche precauzione in più. "In questi mesi di osservazione abbiamo scoperto che qualcuno non usciva più dalla porta principale ma dalla porta secondaria. E c’era persino chi usava la porta di casa del custode", rivela il tenente colonnello Tiziano Marchi, l’uomo che ha guidato i carabinieri del nucleo investigativo di questa delicatissima indagine.