
di Roberto Oligeri
“L’erba dei cantanti“, una pianta che cresce spontanea sulle balze sopra Sassalbo, avrà esercitato qualche influenza sulle innate qualità canore degli abitanti di questa oborgata? "Di certo c’è che fin da bimbo qui in paese - ricorda Annibale Giannarelli, il vincitore di The Voice Senior su RAI 1 - cantavamo tutti, in ogni occasione; non solo io, ma tutti. Mio padre Emilio, grande amante di Luciano Taioli, aveva una voce fantastica; ho invidiato per anni la sua voce candida e pulita". Il maestro Giannarelli è rientrato a Sassalbo nel 2018, dopo 57 anni in Australia, dov’era emigrato con i genitori all’età di 13 anni "Non posso dimenticare quel viaggio in mare nella primavera del 1961 - commenta il musicista - : con i miei siamo partiti da Genova a bordo della nave Australia che che faceva la spola dal nostro Paese fino a quel Continente trasportando migliaia di connazionali in cerca di un futuro migliore. Un viaggio durato 35 giorni, fino a Melbourne, dove viveva dal 1954 mia zia Polonia col marito- Sono loro che avevano avanzato richiesta alle autorità perchè emigrassimo laggiù per lavoro. Ii primi due anni, non sono stati facili: la casa dove eravamo aveva problemi ed era un periodo in cui i locali non guardavano di buon occhio gli stranieri - spiega Giannarelli - . Noi eravamo laggiù per lavorare, magari facevamo pure lo straordinario e bisogna chiedere che l’umanità...impari a maturare le basi su cui si fondano principi di rispetto reciproco e di accoglienza fra popoli diversi! Poi, appresa lingua e abitudini locali, ci siamo integrati e le cose sono mutate subito in meglio. Ho vissuto in Australia 57 anni, dopo di chè sono tornato a Sassalbo, alle mie origini, dove ho riannodato il filo rimasto sospeso con l’anima vera del paese: gli abitanti, gli amici d’infanzia, il paesaggio immutato delle montagne. Qui ho ritrovato la pace, ma soprattutto mia mamma..". Già, la signora Ada Fiorini, la 93enne madre di Annibale che, per immediata empatia e comuni origini territoriali, il compositore della celebre colonna sonora del film “Lo chiamavano Trinità“ ci ha fatto conoscere. "Una donna, mia mamma, intelligente, all’avanguardia che non si è mai tirata indietro - racconta Giannarelli - di fronte alle difficoltà e che è stata ed è per me fonte di insegnamento". "Nel dopoguerra, eravamo più di mille abitanti in paese - racconta la simpaticissima Ada che parla perfettamente inglese e ci accoglie nella casa di famiglia - tutti si davano da fare nella coltivazione della terra e lo sfruttamento del bosco. Una vita dura, le praterie del monte Marinella venivano sfalciate, pascolate,le zone più accessibili seminate a grano e patate, dai boschi si ottenevano tonnellate di castagne per la farina dolce,si produceva carbone e “parati“ di faggio per le cave di Carrara, mentre nella ghiacciaia del Lago Paduli i blocchi di ghiaccio prendevano la strada per l’ospedale di Fivizzano e durante la notte, coperti di paglia , venivano trasportati alla Spezia, alle prime gelaterie sorte in città.. Lavoravamo tutti duramente - ricorda Ada - poi mia zia Polonia ci contatta: “Venite anche voi in Australia - scrive - qui c’è un futuro migliore". Così abbiamo fatto il grande passo, io, mio marito e Annibale che allora aveva 13 anni. Prima siamo stati ospiti degli zii, appena possibile ci siamo resi indipendenti. Ho imparato l’inglese, andavo a far spesa e facevo le altre incombenze. Posso dire d’essermi trovata molto bene in Australia.
A causa della salute di mio marito, siamo rientrati una ventina d’anni dopo, assieme all’altro figlio, Gino, nato laggiù. Annibale ormai aveva la sua vita ed è rimasto. Certo che ho visto la trasmissione alla RAI dove mio figlio ha trionfato. Potevo perdermi una simile soddisfazione? Sapesse quanto ho pianto - afferma Ada - ma è stato un successo meritato. Io sola so quante difficoltà, ,quanti sacrifici ha affrontato per raggiungere quel livello in tutta la sua carriera". Annibale,osannato dai suoi compaesani, cercato da tv, giornali e ambienti musicali di tutta Italia, con la modestia che lo distingue resta ancorato alle radici: "l dialett sassarbin an mel son mai scordà" (il dialetto di Sassalbo non l’ho mai dimenticato n.d.r.) rivela al cronista. Sì, qui al mio paese ho ritrovato la pace e tante soddisfazioni. Una mi è offerta ogni domenica alla Santa Messa delle 9,45 quando suono l’organo nella nostra Chiesa ,da un gruppo di sei donne del paese, non più giovanissime ,che mi accompagnano col loro canto: intonatissime, cantano tutte ad una voce sola; una cosa sublime che mi mette i brividi e mi appaga l’animo".