REDAZIONE MASSA CARRARA

Anarchico dai domiciliari al carcere. Violato il divieto di contatti esterni

Gino Vatteroni è stato arrestato mercoledì perché sorpreso fuori di casa. Il legale prepara il ricorso. I 9 indagati nell’inchiesta della Dda accusati di oltraggio al Capo dello Stato, istigazione e apologia di reato.

Finisce in carcere l’anarchico Gino Vatteroni. Prelevato mercoledì dalla sua abitazione è stato condotto dalle forze dell’ordine alla casa circondariale di Massa. A Vatteroni viene contestato di aver violato le prescrizioni stabilite durante gli arresti domiciliari rinforzati (obbligo di non uscire dall’abitazione, non avere contatti con terzi, non usare il telefono e internet e l’applicazione di mezzi di controllo elettronico). E’ stata disposta un’aggravante: sembra che abbia avuto contatti con terzi.

Il legale di Vatteroni, George Botti torna sull’inchiesta portata avanti dalla Dda di Genova: "Attualmente stiamo attendendo le motivazioni dell’ordinanza che ha ridimensionato le accuse, il Tribunale del Riesame ha detto che non sussistono i gravi indizi di colpevolezza. Il provvedimento resta in piedi e stiamo attendendo le motivazioni. Le accuse sono pesanti, ma non mi risulta ci siano collegamenti reali tra fatti accaduti e il mio assistito. Ho la sensazione che prima o poi questa storia, almeno in parte, si sgonfierà".

Sul fronte incarcerazione invece conclude: "ho i mezzi di impugnazione per contestarla, che spenderò nei termini di legge. L’aggravamento delle misure cautelari è stato disposto il 3 ottobre e ci sono 10 giorni per presentare l’appello poi c’è la fissazione dell’udienza e la discussione. Nel complesso ci vorranno alcune settimane".

Per i nove libertari che lo scorso agosto vennero arrestati per le pubblicazioni sulla rivista Bezmotivny, il giudice di Genova aveva confermato le misure cautelari. Uno è in carcere, tre sono attualmente agli arresti domiciliari e per cinque vale ancora l’obbligo di firma. Tuttavia il giudice non aveva rilevato alcun pericolo di terrorismo per i promotori della rivista clandestina Bezmotivny, finiti al centro dell’indagine della Digos coordinata dalla Dda di Genova che l’8 agosto aveva portato anche alla perquisizione del circolo Fiaschi e della tipografia Avenza Grafica, poi sequestrata. I giudici avevano, lo scorso settembre, accolto in parte la tesi difensiva dell’avvocato del foro spezzino Fabio Sommovigo che aveva sottolineato in udienza come non si trattasse di azione clandestina.

Secondo i giudici, a differenza di quanto sostenuto da procura e gip, non esiste alcuna associazione sovversiva finalizzata al terrorismo. Gli indagati, che sulla rivista pubblicavano gli scritti di Alfredo Cospito condividendo le posizioni della cellula Fai, ospitavano le rivendicazioni degli attentati incendiari di matrice anarchica avrebbero commesso il reato di istigazione e apologia aggravato dalla finalità eversiva, ma non dato vita a un’associazione terroristica. Il Riesame aveva annullato l’ordinanza del gip confermandola per gli altri reati, tra cui offesa all’onore del presidente della Repubblica.