Svetlana e Alina, la Russia che aiuta l’Ucraina

La prima arriva da Lipetsk, l’amica dalle coste del mar Azov. In prima linea a smistare la marea di donazioni, ma il cuore è altrove

La raccolta dei beni arrivati ai magazzini di Montignoso in queste ore

La raccolta dei beni arrivati ai magazzini di Montignoso in queste ore

Massa Carrara, 3 marzo 2022 - Le mani e il corpo lavorano qua, corrono veloci fra le donazioni accumulate nei magazzini di Montignoso, grazie al supporto della Casa della solidarietà e dell’associazione Amici dei bambini. La testa e il cuore, però, sono in Ucraina da dove non smettono di arrivare messaggi. Vocali, foto e filmati dal loro paese ferito. Da parenti e amici, da bambini che hanno visto crescere e ora combattono per difendere il loro paese. Provano a cacciare il dolore in fondo al cuore per non perdere lucidità e fare quel che si deve, e pensano che vorrebbe in fondo essere là a dare una mano. Perché in fondo ogni persona infelice è infelice a suo modo, parafrasando Tolstoj.

Ma dal dolore non si scappa e si sente nella voce, si legge negli occhi, trapela nella lacrima che non si riesce a trattenere e scivola sul volto. E’ un arcobaleno nero impossibile non leggere in chi soffre. Oksana Kun abita in Italia da 22 anni, a Carrara. Qui è arrivata dall’Ucraina con suo marito e qui ha cresciuto i suoi bambini. E’ originaria di Lviv, conosciuta in Italia come Leopoli. Si ferma alcuni minuti per raccontare la sua storia prima di tornare a riorganizzare gli aiuti. Nella sua città la guerra, quella più feroce, non è ancora arrivata ma è vicina, molto.

«Stanotte i miei sono stati nel bunker, si sono accese le sirene e sono scappati". Vorresti portarli qua? "Non vogliono loro, nessuno vorrebbe. I miei genitori hanno documenti italiani ma non vogliono venire. Mio padre me lo ha detto: ‘Sono nato qui e voglio morire qui’. Ed è difficile anche per noi restare in Italia. Se non ci fossero i miei bambini partirei subito per aiutare, per stare vicino ai genitori, ai miei amici e paesani che stanno dimostrando il loro orgoglio. Vorresti combattere anche tu quando li senti. I messaggi che ci mandano sono impressionanti e qua non si vede tutta la verità di quel che accade. Lunedì un paese nell’est dell’Ucraina è stato raso al suolo e non si è saputo nulla. Nell’area a est è l’inferno. Un mio amico sta a 40 chilometri dal confine con la Russia: da lunedì non hanno né cibo né acqua, niente. Hanno costruito dei bunker sotto terra e hanno paura a uscire. Le sirene suonano tutto il giorno".

Alina Termini e Svetlana Maslikova, ucraina la prima, russa la seconda si definiscono ‘parenti’, lavorano ora fianco a fianco per organizzare gli aiuti ai profughi in fuga ai confini e in Ucraina. Svetlana è originaria di Lipetsk: ogni aiuto che riesce a mandare in Ucraina per lei è come un ‘missile’ lanciato contro la guerra. Anche il loro telefono non smette di squillare perché la missione che hanno messo in piedi ha superato le aspettative e ora hanno bisogno di camion e autisti per trasportare tutte le donazioni. Alina arriva dal sud dell’Ucraina, dalle coste del Mar d’Azov, dalla città di Berdiansk. "Lunedì è stata occupata dai russi", racconta e ci mostra un video che le ha mandato la famiglia. Ci sono i soldati in città, in tenuta militare. Davanti tanti cittadini scesi in strada a protestare che gridano: "Gli stanno urlando di andarsene. I miei ora sono al sicuro ma ogni mattina mi scrivono per dirmi che sono ancora vivi".

La voce di Alina si spezza, rotta dalle lacrime che non riesce a trattenere: "Cerco di non piangere perché mi porta via la forza di fare tutto il necessario. Sanno che facciamo questo e ringraziano tutti. Ho gli zii a Kiev e non possono lasciare il loro paese a 70 anni, non possono abbandonare la loro casa, la loro vita. Per cosa?" Alina vive in Italia da 12 anni e ha una figlia di 20 che è cresciuta in Ucraina: "Le arrivano i messaggi di quei bambini cresciuti con lei, che ho visto piccoli e ora li vedo nei video che combattono…". Un racconto che le strazia il cuore mentre sul cellulare scorrono i filmati che arrivano dall’Ucraina e che raccontano una guerra alle porte dell’Europa.