Agostino e gli anni ’70 attraverso i cocktail

Il “mitico” barman fra i protagonisti della festa sulla Terrazza Luminosa dedicata a quel particolare periodo della storia

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Sale fino alla Terrazza luminosa il mitico barman by night Agostino Scibelli. "Ho servito i nonni adesso servo i nipoti" dice mentre fervono i preparativi per la festa privata anni Settanta “Figli delle Stelle” che domani racconterà Fabrizio De Andrè lì sulla terrazza luminosa di Maurizio Di Emidio e Margaret Gimour Plant. Una festa con musica, divertimento, cultura, revival di quel mitico decennio e altre tantissime sorprese, ospiti (a invito) vestiti a tema. E non mancherà il banco per i drink anni Settanta. E barman d’eccezione per preparare drink e cocktail dell’epoca, sarà proprio Agostino Scibelli, ‘mito’ di quegli anni di rivoluzione e trasformazione giovanile. Come tanti giovani dell’epoca, Agostino cominciò a rimboccarsi le maniche a 16 anni in un locale a Marina di Massa, il Belvedere, dove insisteva il bagno Bargoni, oggi spiaggia libera.

"Da giugno del 1968 – spiega – non ho più abbandonato il mestiere di barman. Ho lavorato all’hotel Italia, alla ‘Tavernetta’, nelle discoteche in voga all’epoca come il Pirata, il vecchio Alvaro’s, il teatro tenda Alvaro’s, il Saudades e poi allo Sporting Club spostandomi in Versilia alla Canniccia, Bussola, Saint Luis. Ho navigato con la West Cruises Line (tra la California e il Messico)". Nel percorso nei locali versiliesi e apuani ha avuto modo di conoscere, e servire, personaggi famosi dello spettacolo, da Patty Pravo a Gino Paoli, le Sorelle Bandiera, Califano, Pooh, Celentano, Montesano.

Una vita a servire cocktail e long drink per una clientela diversificata, tra classi sociali diverse e decenni che hanno cambiato radicalmente le modalità di vivere il bar e non solo. Oggi Agostino Scibelli è titolare dell’Hard Rock Scibè, locale in via Cavour che ospita anche la sua personale galleria d’arte, perchè arricchisce la sua vita di barman con la passione della pittura. Una domanda la vogliamo fare al re dei barman: come vede i colleghi più moderni? "Amo la classicità. Oggi c’è troppa spettacolarizzazione. Non apprezzo molto lo stile del barman clown. Ho lavorato sul classico e porto avanti questa forma, puntando sempre sulla qualità e la semplicità del cocktail".

Avendo servito diverse generazioni, che differenza trova tra i giovani di oggi e quelli di allora? "Gli anni 70 sono stati quelli della socializzazione, della voglia di stare insieme a discutere, a ballare, in coppia o in gruppo. C’era molta allegria tra i ragazzi, anche quando stavano seduti ai tavoli. L’era dei social ha annullato le distanze, ma ha diviso tutti, ognuno nel proprio mondo, sul proprio cellulare, pur seduti allo stesso tavolo. Una similitudine la riscontro però nel gusto del bere: in quei mitici anni andava per la maggiore il drink dolce ed è tornato in auge". Il cocktail più in voga negli anni Settanta? "Sicuramente il God Father, legato al film “Il padrino” con Marlon Brando. Uno dei cocktail che riproporrò alla festa sulla terrazza luminosa, accompagnato da tre ragazzi dell’Associazione italiana barman e sostenitori.

Angela Maria Fruzzetti

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