Addio ad Angelo, ucciso dall'amianto

Un calvario la sua vita attaccata ad una bombola dell’ossigeno

Angelo Spigarolo

Angelo Spigarolo

Massa Carrara, 26 maggio 2019 -  «Nella mia squadra eravamo in 52 e in tanti, troppi, non sono mai arrivati alla pensione». Aveva gli occhi lucidi Angelo Spigarolo, solo pochi mesi fa quando dal suo divano di casa ci raccontava dei 34 anni passati nello stabilimento del Nuovo Pignone. Una vita di fatica che gli ha aveva in eredità una malattia polmonare che lo ha costretto per anni a non allontanarsi mai dalla bombola di ossigeno, questo almeno fino a ieri. Perché adesso Angelo Spigarolo non c’è più, se ne è andato per sempre, a 74 anni, come tanti suoi ex colleghi prima di lui.

Spigarolo era uno dei 21 ex dipendenti della multinazionale che, dopo aver fatto causa per vedersi riconosciuti i danni morali per le malattie contratte sul posto di lavoro, sono stati condannati dalla Cassazione a pagare oltre 90mila euro di spese legali. Ora non potrà più lottare per ottenere giustizia e non saprà mai come si concluderà questa vicenda, ma di certo i suoi compagni non lasceranno cadere nel vuoto tutto quello per cui si è battuto. «I funerali dovrebbero esserci lunedì, ma noi abbiamo intenzione di chiedere l’autopsia – spiega Nicoletta Cervia, l’avvocato che segue le vicenda giudiziaria degli ex operai -. Vogliamo fare chiarezza».

«Io sono entrato al Nuovo Pignone esattamente 58 anni fa e ci sono rimasto fino al 1994 – raccontava lo scorso marzo Spigarolo -. Nel 1979 mi è stata riscontrata per la prima volta l’asbestosi ai polmoni e, assieme al mio collega Orlando Gabrielli, sono stato il primo su oltre 6mila dipendenti in tutta Italia del Nuovo Pignone a fare causa per la malattia vincendo la causa nell’ormai lontano 1987. Gli ingegneri americani che ora passeggiano sotto quelle campate sappiano che sono lastricate di morti. Della mia squadra, la 76, ormai siamo rimasti in sei, sette al massimo. Io ho cominciato a 16 anni, al magazzino, poi quando il mio capo è morto schiacciato sono stato spostato al taglio e da qui ho iniziato a girare tra i vari banchi, soprattutto alle calandre dove si piegavano lamiere da 30-40 tonnellate. In tutte queste mansioni noi vestivamo tute, stivali, caschi, ghette e grembiuli tutti di amianto. Io mi sono ammalato nel 1979, mentre moltissimi miei colleghi sono morti ben prima di arrivare alla pensione». Intanto la vicenda delle spese legali è ancora tutta in divenire. Alcune settimane fa sono arrivate ai 21 ex dipendenti le lettere nelle quali c’era scritta la proposta del Nuovo Pignone di devolvere ad associazioni attive sul territorio il 20 per cento delle somme dovute. Su un totale di 90mila euro le spese quindi si ridurrebbero così a 18mila, ma per ora gli operai hanno decisione di rimandare la scelta fino almeno al 3 giugno quando si incontreranno Enrico Rossi.