«Fino alla fine del mare»: le barche di Lampedusa

Alla galleria Nove di piazza Duomo, il fotografo Jacopo di Cera presenterà il cimitero degli scafi, durante "Con-Vivere"

Jacopo Di Cera, fotografo

Jacopo Di Cera, fotografo

Carrara 18 agosto 2016 - Fotografie ravvicinate di frammenti intatti degli scafi accatastati nel cimitero delle barche di Lampedusa, stampate in alta definizione direttamente su pezzi di legno delle barche stesse. In occasione del festival «Con-Vivere» di inizio settembre, dal 26 agosto all’11 settembre alla galleria Nove di piazza Duomo 9, Jacopo Di Cera, fotografo milanese con oltre quindici anni di esperienza nella fotografia di paesaggio, espone il progetto «Fino alla fine del mare». All’interno della tematica «Frontiere», focus annuale del festival, Di Cera in 30 immagini convoglia il reale con l’astratto, l’emergenza sociale dell’immigrazione con una resa figurativa. Dagli scatti dei frammenti intatti degli scafi accatastati nel cimitero delle barche di Lampedusa ne trae paesaggi senza confine, sfumati, metafore di un viaggio che rende le identità individuali colori amalgamati che perdono la loro vera essenza per mutarsi in un mare astratto. «Fino alla fine del mare» narra della terra nel sud della Sicilia, Lampedusa, fatta di contraddizioni, di sofferenza, di approdi e di speranza. Centro del Mediterraneo, Lampedusa è la terra di passaggio della contemporaneità ed è, come il viaggio di Ulisse, il viaggio che rappresenta tutta l’umanità. Un’umanità in continuo cambiamento, in continuo movimento. Un’umanità in cerca di una nuova, dovuta opportunità. 

In questo suo nuovo lavoro, “Fino alla fine del Mare”, l’autore vuole raccontare attraverso forme e cromatismi l’errare dell’uomo, in una serie di immagini stampate in alta definizione direttamente su pezzi di legno prelevati in parte dal cimitero della barche di Lampedusa. Il legno è il materiale-simbolo di questo movimento, di questo viaggio. È il traghettamento verso un’altra dimensione, verso una seconda occasione. Dai versi di Omero sono state estratte le sei parole chiave del lavoro:il viaggio, l’isola, il legame, la lotta, la salvezza, il ritorno. Per ogni parola chiave sono state scelte cinque immagini che, attraverso il cromatismo, raccontano la storia di migranti.  Una modalità di utilizzo della fotografia molto originale, per mostrare come solo utilizzando il colore si possa regalare sorprendenti serie di associazioni visive che spuntano dalla nostra memoria, creando un’archeologia visuale la quale attinge dal nostro presente e dal nostro passato, da fatti di cronaca che raccontano il nostro contemporaneo. “Il punto di vista originale dell’artista non ci traspone immagini crude, ma attraverso un gioco di rimandi cromatici che si rifanno più all’arte di Mark Rothko e Yves Klein, ci spiega la metafora del viaggio, del naufragio e della salvezza”, ha spiegato Auronda Scalera, curatrice del progetto. Il progetto fotografico“Fino alla fine del Mare” è una mostra itinerante, metafora del viaggio dell’uomo. Il lavoro è stato presentato al Mia fair di Milano dove ha riscosso un notevole successo di critica e di pubblico, registrando un record nelle vendite delle opere. Subito dopo è stato in esposizione a Roma nella suggestiva cornice di Palazzo Velli Expò (palazzo storico del ‘500) nel cuore di Trastevere, continuando l’apprezzamento della critica e il successo commerciale, nonostante la difficile piazza di Roma. Infine è stato esposto all’interno del circuito off del prestigioso festival di fotografia Les rencontres  D'Arles. Il progetto, dopo Carrara, continuerà il suo cammino lungo diverse altre tappe, cominciando dalla prossima al Pan di Napoli.
Tutte le opere esposte sono stampe fotografiche ad alta definizione su legno trattato, con interventi manuali di resina realizzati direttamente dall’autore. Il ricavato della vendita sarà, in parte, devoluto ad alcune Ong e Onlus che lavorano per marginare il problema dell’immigrazione, a sostegno di coloro che lasciano il loro paese per il diritto ad una vita degna.Jacopo di Cera ha lavorato per anni come responsabile marketing nelle principali multinazionali mondiali. Ha studiato con OlivieroToscani, e con tanti altri grandi fotografi internazionali con i quali ha avuto modo di sperimentare e di confrontarsi. Ha esposto i suoi lavori aRoma al Museo di Romain Trastevere, a Palazzo Valentini ed in molte mostre in Italia e all’estero. Nel 2010 vince il prestigioso quarto posto al concorso del National Geographic. Attualmente è amministratore di Bside, agenzia di comunicazione internazionale.