Romani: "Stop inevitabile, ma fa soffrire"

L’alleantore del Cefa a... cuore aperto: "Forse era meglio neppure ricominciare. Che rabbia quel bel campionato scorso interrotto"

Maurizio Romani, tanti anni legati al Cefa Basket ed oggi allenatore della prima squadra in Promozione. Castelnuovese, una bella famiglia, con Irene e due meravigliosi bambini, Francesco Enea e Ginevra, è assicuratore, dividendosi tra la sede di Castelnuovo e la subagenzia di Barga. Conosciamolo meglio.

Come sta trascorrendo le giornate, dal punto di vista dello sport?

"Dispiace vedere lo sport fermo, ma è inevitabile. Piuttosto ci voleva più responsabilità a fine agosto e inizio settembre, quando molte realtà principalmente di altri sport hanno voluto iniziare con la logica del tutto e subito. Fretta di ripartire, tornei, campionati da cominciare prima possibile e si è visto dove siamo arrivati. Se questo stop fosse accaduto ai tempi in cui allenare era la mia attività principale, forse non dormirei la notte e, quindi, massima solidarietà ai colleghi che con lo sport ci campano. Ma adesso lavoro e famiglia riempiono subito il vuoto lasciato momentaneamente dal basket".

Un campionato di Promozione interrotto con il Cefa primo in classifica ed ora il nuovo stop prima di cominciare. Come l’ha presa?

"Un’ingiustizia sportiva: stavamo disputando una stagione strepitosa ed avevamo le carte in regola per arrivare fino in fondo. Eravamo ormai sicuri dei play-off e non avevamo paura di niente. Non è colpa di nessuno, però brucia vedere annullata un’annata così. Questa stagione non è neanche iniziata, per cui c’è poco da dire".

Ai primi di autunno avevate cominciato ad allenarvi?

"A settembre. Ci siamo allenati un mese tra mille difficoltà, ma con grandissimo impegno e grandissimo rispetto dei protocolli di sicurezza, prima di alzare bandiera bianca. Molti giocatori non se la sentivano più. Da inizio ottobre è apparso chiaro che non si poteva andare avanti".

Dopo avere guidato squadre rinomate lontano da Castelnuovo, cosa ha significato tornare alla guida della squadra del proprio paese?

"La chiusura di un cerchio a vent’anni dalla mia partenza per il viaggio cestistico che mi ha portato in giro per la Toscana e per l’Italia. Il problema è che il covid non me l’ha fatto chiudere, per cui ci sarebbe un lavoro da finire".

Quante stagioni ha guidato il Cefa con successo?

"Ho iniziato nel 1995 come assistente, per poi guidare per tre stagioni le squadre giovanili come capo allenatore. La stagione 1999-2000 con l’accesso agli spareggi play-off fu senz’altro la migliore. Ma, per me, un successo non è solo arrivare primi, centrare i play-off o salvare una squadra, ma anche allenare il minibasket o le giovanili e far crescere i bambini e i ragazzi".

Com’è il roster atuale?

"La rosa era ancora da definire, di sicuro alcuni giocatori come Mariani, Ferrando, Biagioni, Suffredini e Bertucci erano in uscita, mentre altri, specie per la situazione covid, erano in stand-by. In entrata c’era Billi, venuto a lavorare all’ospedale, ma, poco dopo, è stato trasferito; poi De Servi e Orlandi".

Una previsione su quando si ricomincerà?

"A breve lo ritengo impossibile. Sono realista e penso che difficilmente la stagione partirà, se non tra qualche mese. A quel punto faremo la conta e vedremo se ci saranno le condizioni per ripartire. A dire il vero lo stop che fa più male è quello del minibasket, perché la vita dei bambini, adesso, è soltanto scuola con tante ore di mascherina, casa, compiti e zero socializzazione, zero giochi con amici e zero sport. Devastante. Se ne parla poco, perché i bimbi non scrivono sui social e non hanno voce, ma hanno più diritti di tutti e sarebbe l’ora che venissero messi al primo posto".

Dino Magistrelli