C’è la mano di Fanini sulle vittorie dei danesi

Fu il patron di "Amore & Vita" a lanciare nel paese scandinavo le due ruote. Fondamentale la sua amicizia con l’ex recordman dell’ora Ole Ritter

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Il Tour de France, partito da Copenaghen, si è concluso da poco, con il clamoroso quanto meritato successo del danese Vingegaard. Per la seconda volta, negli ultimi 26 anni, la nazione che ha dato i natali al poeta Hans Christian Andersen, dopo Rijs nel 1996, si è aggiudicata la "Grand Boucle". Ma, siccome il civile paese scandinavo non aveva la tradizione, ad esempio, di Belgio e Olanda, dove la bicicletta è sacra, viene da chiedersi come sia nato il movimento, la cosiddetta "base", in Danimarca. Semplice. Grazie ad un lucchese o capannorese che dir si voglia. Ivano Fanini.

E’ stato il patron di "Amore & Vita", legato da profonda amicizia con l’ex campione Ole Ritter – l’ultimo incontro tra i due risale al 2017 a Lucca alla presenza del premier danese Rasmussen (foto) – , ad ingaggiare ragazzi promettenti e, dopo i loro successi, molti bambini cominciarono a praticare lo sport delle due ruote a pedali.

Da una connessione di idee fra Ivano Fanini e Ole Ritter è sbocciato a livello internazionale uno dei più grandi movimenti ciclistici oggi al mondo che è, sicuramente, quello danese. Le abilità psicologiche e pratiche nel rapporto fra l’ex ciclista ed uno fra i più grandi dirigenti di squadre professionistiche è stato quello che ha dato il via a tutto, sviluppandosi nel tempo fino al successo più importante di Jonas Vingegaard al Tour de France di quest’anno, soltanto l’ultimo atto di un crescente movimento ciclistico.

Finita la carriera, Ritter (vincitore di tappe al Giro ed ex detentore del record dell’ora), diventò amico di Fanini e fu la svolta. Appesa la bici al chiodo, Ritter chiese consiglio a Fanini su come arginare i costi dei team dilettantistici e l’imprenditore lucchese chiese di poter visionare i talenti più promettenti. Così arrivarono in Italia e a Lucca, Jesper Worre, l’apripista, poi gli altri: Jens Veggerby, Michael Petersen, Rolf Sorensen, Nicolaj Bo Larsen, Jorgen Marcussen, Soren Nissen, Kim Eriksen, Soren Lilholt e Alex Pedersen. Quest’ultimo è stato promotore dell’iniziativa che ha consentito di portare in Danimarca alcune tappe del Giro d’Italia e del Tour de France.

Alcuni di loro hanno vinto il mondiale anche in bici Fanini. Senza dimenticare che anche il vincitore del Tour 1996, Bjarne Riis, da juniores disputò la prima corsa in Italia al Giro della Lunigiana grazie al patron lucchese che, come noto, è stato in passato anche commissario tecnico della Nazionale argentina ed ha portato in Italia, scoprendoli, gli australiani ed è riuscito nel tempo a valorizzare i giovani di diverse nazioni: basti pensare all’Ucraina degli ultimi anni.

In Danimarca l’effetto Fanini portò tanti bambini nella pratica ciclistica. L’eco dei successi dei ciclisti danesi ebbe riflessi notevoli. I dirigenti trasmisero il concetto del ciclismo, uno sport che faceva bene alla crescita dei ragazzi, consentendo loro una sana abitudine quotidiana con la bicicletta. Il messaggio veniva dall’Italia, dai successi dei danesi in maglia Fanini sia al Giro d’Italia, sia nelle varie classiche.

Una bella storia: da Lucca l’imprinting al ciclismo per la Danimarca che oggi domina.

Massimo Stefanini