Basket femminile, dopo il 148 a 1 Bieffe-Livorno parla la coach: "Giusto non fermarsi"

La coach gialloblu Salvioni: "Sarebbe stato irrispettoso il contrario o giocare per finta"

Francesca Salvioni, 33 anni (prima da sinistra in alto), con le sue ragazzine dell’Under 1

Francesca Salvioni, 33 anni (prima da sinistra in alto), con le sue ragazzine dell’Under 1

Lucca, 20 novembre 2019 - Un record? Difficile accertarlo. In passato ci fu una partita di basket dei college americani che finì 2-0, due a zero avete capito bene, oppure Jack Taylor che in una gara, nel campionato universitario a stelle e strisce ha realizzato, in una sola gara, 138 punti. Minimi e massimi. Certo è che una partita di pallacanestro che finisce con un clamoroso 148-1 fa discutere come il 27-0 di Grosseto nel calcio giovanile. E’ accaduto a Livorno nei giorni scorsi, quando la PL Livorno, squadra storica di basket femminile (con trascorsi in serie "A" nel settore maschile) è stata battuta con quel punteggio, 147 punti di scarto, dal Porcari. Siamo nel torneo Under 13 femminile.  

L’allenatrice della compagine lucchese che si è imposta 148-1 è Francesca Salvioni: 33 anni, ma notevole esperienza nella disciplina, prima da giocatrice (fino alla passata stagione allenava le ragazzine e giocava in serie "C", prima che un ginocchio facesse crac), poi da coach.  

Come si spiega un risultato simile? "Semplicemente con un divario tecnico cospicuo e con le bambine del team labronico che ancora non erano pronte, forse, per affrontare simili impegni – spiega Salvioni – . E’ molto più facile da come qualcuno lo vede da fuori. C’è stato il massimo rispetto per l’altra squadra, anche se lo score sul tabellone alla fine potrebbe trarre in inganno".  

Le vostre avversarie, battute in maniera così netta, vi hanno rimproverato qualcosa? "Assolutamente no. Perché hanno capito che da parte nostra non c’era e non c’è mai stata intenzione di approfittare della situazione".  

Lei a quale partito si iscrive: quello che sostiene la necessità di continuare a giocare con il massimo impegno o quello per cui ci si dovrebbe fermare? "Al primo. L’avversario non si rispetta sbagliando il gol o il canestro apposta o smettendo palesemente di giocare. Le atlete di 11-12 anni che hanno disputato questa partita adesso sotto la luce dei riflettori, sono alla prima esperienza in una fase agonistica. Quale messaggio educativo darei se dicessi loro di smettere perché le altre sono più deboli tecnicamente? Poi ci sono anche altri sistemi per non calcare troppo la mano".  

Quali? "In quel match non ho mai incitato le mie giocatrici, ho preteso che non esultassero, nemmeno alla segnatura del centesimo punto, ho fatto giocare ovviamente quelle che hanno meno spazio, non mi piace definirle riserve. Inoltre ho dato disposizione che giocassero senza palleggio. Solo con passaggi, tecnicamente molto difficile. Quasi senza contatto fisico. Senza questi accorgimenti, il gap avrebbe avuto dimensioni ancora maggiori. Tutto ciò significa che siamo persone con una certa sensibilità e che non deve passare il concetto che lo sport è anche a questi livelli esasperato sul risultato. Quello viene di conseguenza, ma prima vogliamo insegnare a queste bambine, la lealtà, il fatto che si impara anche dalle sconfitte. Anche a noi è successo di perdere subendo cento punti. Nemmeno a me piace vincere così".  

La domanda, però, sorge spontanea: perché sono messe insieme compagini evidentemente di livello molto diverso, con disparità evidenti? "Questo è un tema da sviluppare: bisognerebbe che la Federazione intervenisse per livellare i tornei. Le divisioni sono territoriali, devono giocare tutti e quindi si giunge a queste situazioni".  

Al ritorno, a Porcari, come andrà a finire il match? "Spero che le bimbe livornesi siano migliorate e che ci sia più partita". © RIPRODUZIONE RISERVATA