"Mia madre poteva salvarsi col vaccino"

La toccante lettera aperta della figlia della commerciante morta a 69 anni. "Era un soggetto a rischio, perché era ancora in attesa?"

Paola Sgro

Paola Sgro

Lucca, 6 aprile 2021 - Rabbia, impotenza, dolore, morti che forse si potevano evitare. "Perché mia madre, Paola Sgro di Calavorno, è morta di Coronavirus a 69 anni quando aveva diritto al vaccino essendo un soggetto con patologia a rischio? Si poteva salvare?". Sono le angoscianti domande che si pone la figlia Simona Matteoli. La madre, insieme al marito Luciano Matteoli, aveva gestito per anni ha gestito il negozio di agraria di Chifenti, il “New paradiso della brugola“. Il marito era finito in ospedale per Covid a marzo 2020 ed era poi riuscito a vincere la sua battaglia. Per la moglie, un anno dopo, il virus è stato invece fatale: è deceduta giovedì scorso.

"So che stiamo attraversando uno dei momenti più difficili del nostro secolo – sottolinea la figlia Simona – lottare contro un nemico invisibile come il Covid 19 non è facile per noi e i nostri governanti che devono tutelarci con i pochi mezzi che hanno a disposizione. Inoltre la popolazione talvolta è rassegnata e non si rende conto che il nemico è sempre in agguato, pronto a colpire, specialmente le persone più vulnerabili come gli anziani ultra ottantenni e le persone che presentano patologie ad alto rischio".

"Per questo motivo – continua la figlia – mi rivolgo a chi ci amministra: in questo anno che la scienza ci ha messo a disposizione il vaccino, cercate di non commettere più errori di somministrazione e attenetevi alle disposizioni degli scienziati. Ovvero quelle di vaccinare per prime le categorie ad alto rischio e tra queste i soggetti più vulnerabili con patologie gravi. Il vaccino è l’unico mezzo che abbiamo per far fronte al Covid affinché non faccia più vittime in queste categorie".

"Perché – mi chiedo – queste ultime non sono state vaccinate come da disposizioni degli enti competenti, ma scavalcate, come in Toscana, dove chi doveva proteggerle ha scelto di dare preferenza ad altre categorie composte anche da persone giovani e sane? Il nostro presidente della Repubblica ci ha dato un bellissimo esempio di civiltà che tutti abbiamo apprezzato, aspettando il suo turno per essere vaccinato. Perché, presidente Giani, la Toscana non ha rispettato i protocolli scavalcando anziani e le categorie a rischio? Forse si potevano evitare tante morti e l’affollamento nelle terapie intensive che hanno aumentando il rischio anche negli operatori sanitari. La mia non è un’accusa, ma una domanda. Mi rendo conto che non sia facile gestire le vaccinazioni nelle grandi città, ma la Toscana è composta anche da piccoli Comuni come nella nostra Vallle del Serchio".

"Se invece di dare solo 6 dosi a settimana ai medici di base per vaccinare gli ultra ottantenni, si fosse attivato con accordi con i sindaci, il supporto del volontariato come la Croce rossa, le Misericordie e i medici in pensione, si sarebbero potute vaccinare queste persone direttamente nei loro paese e in una settimana si sarebbe finita la vaccinazione nella nostra valle. Il tutto senza creare disagi agli interessati che per recarsi nei luoghi addetti alla somministrazione dei vaccini devono rivolgersi all’aiuto di parenti o amici".

"Io non voglio insegnare a lei come gestire questa pandemia, ma come cittadina – conclude Simona Matteoli – mi domando: perché a volte le cose più semplici non vengono fatte? La prego di attivarsi per far sì che non si ripetano in Toscana le morti come quella di mia madre Paola Sgrò che ci ha lasciato prematuramente giovedì Santo lasciando intorno a sé disperazione, dolore e rabbia in tutti noi. Per onorare i nostri morti, e perché non siano deceduti invano, tutto ciò deve insegnare a valutare meglio le decisioni da prendere nell’interesse comune dei cittadini".