Una pietra d’inciampo a Maggiano per Guglielmo Lippi Francesconi

Cerimonia giovedì alle 8,30 all’ingresso dell’ex Ospedale. Fu ucciso dai nazisti nel 1944

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Giovedì 28 gennaio alle 8.30 all’ingresso dell’ex Ospedale Psichiatrico di Maggiano si terrà la consegna e la posa della “Pietra di Inciampo” per Guglielmo Lippi Francesconi (nella foto), eroe della resistenza e difensore dei diritti umani. Guglielmo Lippi Francesconi è stato direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Maggiano. Alla cerimonia intervengono il sindaco Alessandro Tambellini, l’assessore regionale all’istruzione Alessandra Nardini e la presidente della Fondazione Mario Tobino, Isabella Tobino. Saranno inoltre presenti la dott.ssa Neva Chiarenza e il dott. Marco Chiuso della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara.

Medico psichiatra all’ospedale di Maggiano, Guglielmo Lippi Francesconi viene ricordato anche come autore, nel 1925, del primo manifesto del Carnevale di Viareggio. Fu ucciso dai nazisti per il suo rifiuto di applicare sui prigionieri gli strumenti più disumani della psichiatria.

Era l’estate del 1944 quando Guglielmo Lippi Francesconi (nato a Lucca nel 1898), primario dell’ospedale psichiatrico di Maggiano, medico psichiatra dai metodi innovativi per il suo tempo, capì con certezza di essere controllato da vicino dai fascisti e con la famiglia si rifugiò nel paesino di Vecoli sulle colline lucchesi. Come primario si distinse per la sua ferma opposizione all’uso della camicia di forza e per la volontà di ridare dignità ai malati ricoverati nella struttura. Dal 1942 ebbe posizioni sempre più contrastanti con le richieste del fascio di Lucca. Nell’estate del 1944 i rapporti si fecero sempre più tesi e sfociarono nella sua uccisione, nel settembre 1944, nell’Eccidio della Certosa di Farneta.

Nel 2000, durante un congresso di psichiatria italo-tedesca, il professor Michael Von Cranach ricordò Lippi Francesconi come “uno degli esempi più luminosi in Europa di opposizione all’uso della psichiatria come strumento di sopraffazione e di violazione della dignità della persona…”.